WONDER VINCENT”The amazing story of Roller Kostner”
Rock and roll will never die.
Questa massima per molti sembrerà scontata,ma è quanto mai viva oggi più che mai.
Sono tanti i gruppi giovani che si dedicano anima e corpo al rock&roll,prendendo le influenze molteplici che questa fantastica musica ha generato e riverniciandole a nuovo.
Prendiamo ad esempio i Wonder Vincent:che amino visceralmente questa musica lo si capisce fin dalle prime note del loro disco,come allo stesso temposi percepisce che abbiano qualcosa da dire.
E lo fanno,in maniera divertente,scanzonata e credibile.
Piccola introduzione:il gruppo si forma inizialmente nel 2009 a Perugia con il nome ”Lo sciopero degli Andrea”,per via dei tanti Andrea presenti nel gruppo all’epoca.
Dopo aver cambiato denominazione,iniziano la solita gavetta a base di tanti solidi live e un EP”Good news for hard times”.
Oggi la line-up è composta da:Andrea Tocci(voce),Luca Luciani(chitarre e armonica a bocca),Marco Zitoli(basso)e Andrea Spigarelli(batteria)ed è approdata al secondo disco che è appunto questo”The amazing story of Roller Kostner”,un bizzarro concept album a tutto rock.
Ma chi è questo immaginario Roller Kostner di cui si parla?( e soprattutto,sarà veramente”immaginario”)?
Un curioso personaggio reduce di guerra dalla vita molto poco ordinaria e altrettanto stramba,che ha mille pazze storie da raccontare….e,che ci crediate o no,l’album è proprio la sua storia(o le sue vive parole?).
Il disco si apre con l’allusiva e alcoolica”Semen waterfall”,che miscela influenze southern blues ad un’andatura rock&roll:puro divertimento e atmosfera da locale americano,popolato da motociclisti,junkies,marinai,donne di malaffare e in genere individui poco raccomandabili.
Fin da questa prima traccia si ha un’idea della maestrìa della band,con in evidenza una bella chitarra”slide”che ci regala emozioni di altri tempi.
“M.B.R.”è un anthem di pura gioia,che estremizza i concetti (e la natura etilica)del primo brano,tra blues e rock&roll,. Un inno senza peli sulla lingua alla libertà in tutti i sensi,naturalmente con un vezzo ironico(“you can drive drunk and stoned,don’t fear the police lights”recita il testo).
La band è in grande spolvero su”Funk o’saur”che sembra uscire da un film di genere degli anni ’70.
Come recita il titolo,è puro funk suadente,ma con un ritornello dall’accattivante melodia;la voce di Andrea graffia ma con stile,e con ottima intonazione,mentre la band è strepitosa,e macina litri di sudore e adrenalina.
Gran finale,imprevedibile che miscela influenze Hendrixiane e rimandi Zeppeliniani,il tutto condito da furore quasi stoner.
A questo punto,nel racconto di Roller Kostner,non poteva mancare un episodio dedicato al sesso,come da pura tradizione R&R:ed ecco che arriva”My little bunny”dalle liriche esplicite fino all’osso(“what gang you wanna bang”?)che dimostra come i Wonder Vincent siano la più”americana”delle band giovani italiane,o comunque una con le più sincere influenze a stelle e striscie.
Difatti il pezzo si muove come un country smaliziato e imbizzarrito dalle movenze rockabilly,con sempre tutti i musicisti(e il cantante)in ottima forma.
“Peggy you enter”è un altro episodio”sesso,droga e rock&roll”dalle influenze decisamente sixties,con un irresistibile ritornello e qualche sfuriata aggressiva qua e là;potrebbe essere la perfetta colonna sonora per un film su Bukowski,con le sue liriche urbane ed altamente tossiche(“there’s no one but the coma/and Roller sounds like a junk/Helter Skelter from my bath”).
“Aamory monky”ritorna su coordinate hard rock settantiane,con il solito campionario di follie e libertà sfrenate a ruota libera(“I got you/when I knock off the toes from first to last you squirt me your love/(..)when this night is an hollow moloch,we shit on his wings”):un tiro micidiale!
L’ironia ,oltre al rock&roll,è al centro dell’album,come avrete capito:e un titolo come”Piss & Love”non lascia dubbi a riguardo….
Musicalmente si tratta di una traccia intrisa di blues paludoso al vetriolo,in cui i Wonder Vincent rimescolano tutte le loro influenze della”triade gloriosa” del rock(50-60-70),e lo fanno a modo loro,con attitudine pura,nuda e cruda.
Chiude l’album il country di”Venus in Darfur”,una sorta di love song “rurale” dai tratti melodici irresistibili e dalle improvvise impennate”hard”(e un finale sorprendentemente psichedelico)…..e si chiude anche l’intenso racconto di Roller Kostner.
Che i Wonder Vincent abbiano grinta e personalità da vendere,non v’è dubbio.
Hanno dalla loro anche una bella attitudine,scherzosa,che non si prende troppo sul serio,però allo stesso tempo curano al millimetro con dovizia di particolari la loro musica.
Non è cosa da poco sentire dei ragazzi giovani che suonano con delle “precise”influenze collocabili al classic rock,eppure lo fanno senza cadere nella trappola del”già sentito”e mantenendo sempe vivo l’ascolto.
Sarà anche solo rock&roll….ma complimenti ai Wonder Vincent che l’hanno rinfrescato e portano in alto la bandiera del genere in maniera suprema e strepitosa.
E poi diciamolo…..nella storia di Roller Kostner non ci siamo un po’ tutti noi?
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