Vi ricordate che qualche settimana fa parlammo del disco a nome Vuoto Apparente?
Bene, oggi Riccardo-il cantautore che si cela sotto questo minicker-mi ha gentilmente concesso un’intervista via pc.
Ricordiamo che il suo disco è molto bello e ve lo consiglio caldamente!
Vi basti sapere che gira incessantemente da settimane nel mio stereo…ma questi son dettagli.
Bando alle ciance,vi lascio all’intervista qui sotto.
1:Ciao Riccardo!Innanzitutto una cosa.Da dove deriva il nome”Vuoto apparente”e perchè hai scelto questo curioso nome?
Ciao a te. Il nome è l’associazione di due concetti l’assenza o vuoto e l’apparenza, di senso, di verosimiglianza, riferita al testo della canzone. Mi piace giocare con le parole, con la lingua italiana, cercare di dare una parvenza, apparenza appunto a volte nitida altre meno, di nuovi mondi possibili attraverso la musica che faccio. A volte lo faccio con l’ironia, con la disillusione o con la rabbia di un momento: Vuoto Apparente è dunque la somma di questi due concetti che è anche l’unione di tutte queste cose.
2:Quali sono le tue principali influenze musicali?
Sono tante, variegate, l’amore per la musica italiana nasce forse dalla grande scuola dei cantautori nostrani. In realtà sono molto legato anche alle influenze d’oltralpe, alle sonorità anglosassoni ed al mondo della musica new wave.
3:Qual’è la canzone del tuo disco al quale sei più legato?E quale quella che ritieni la più rappresentativa del disco?
Penso non ci sia più un legame intimo, carnale, come può essere con le tue canzoni appena scritte sul taccuino. Tuttavia c’è sempre qualche titolo del tuo repertorio che interpreti, concerto dopo concerto, con uno scombussolamento emozionale particolare. Nel mio caso il titolo in questione è “Preda degli eventi”. Non so che spazio d’importanza ritagli rispetto agli altri brani dell’album, tuttavia la reputo un incrocio importante nel circuito che ho tracciato in Storyteller.
4:Secondo me c’è una certa rinascita riguardo la musica d’autore.
Anzi,secondo me potrebbe tornare una nuova era d’oro per i cantautori,come succedeva negli anni ’70.
Sei d’accordo?
C’è un ritorno di affetto per il genere, è innegabile. Penso alla generazione degli anni zero, ormai vero e proprio fenomeno culturale di rilievo. Tutto questo non può che farmi ben sperare riguardo una nuova epoca d’oro. Soprattutto c’è un risveglio delle coscienze singole, fuori dal coro delle band, a volte, omologante.
5:Come vedi lo stato di salute della musica in Italia in questo momento?
Vedo due mondi in lotta, due lande separate. Lo sconfinato sottobosco di proposte che combattono con unghia e coltelli per riuscire a farsi largo ed i soliti noti che il largo lo hanno preso in precedenza o che comunque hanno avuto la fortuna di riuscire a prenderlo con qualche sostegno alle spalle. A volte c’è chi si prende la briga di uscire dal sottobosco e di uscire anche bene. La musica italiana non è morta, ha tanto da dire. Musica e testi italiani hanno potenzialità elevate.
6:C’è una frase della prima canzone dell’album,”dall’america con amore”,che mi ha colpito particolarmente.
“Il cantautorato intellettuale/lo stesso cinismo/proprio dell’animale”.
L’ho interpretata come un prendere le distanze da certi luoghi comuni propri dei cantautori,in un certo senso.
Ci ho preso?Vorrei che parlassi un pò di questo,se vuoi…
Sì, hai colto, in quella canzone cerco di interpretare un sentimento, una storia, un concetto, che del cantautorato è stato e continua ad essere, a volte con risultati un poco autoreferenziali, uno dei pilastri cardine: l’amore. La nostalgia di un distacco e la fobia di un legame sono facce poco esplorate dell’amore, spesso visto sempre nei termini della classica infatuazione irrazionale. E’ questo ma è anche la dimensione negativa. In quella frase ho cercato un distacco dai soliti luoghi comuni ripetuti per sfinimento o per un certo gusto della produzione “intellettuale”.
7:Se dovessi coniare un aggettivo o un termine per definire la tua musica,cosa sceglieresti?
Kafkiana perché anelo alla mutazione, all’evoluzione. Ardua sfida, ma è il bello ed anche il fine del gioco.
8:Secondo me il tuo disco è molto curato,non solo liricamente,ma anche a livello di musica e arrangiamenti.
Qual’è il tuo metodo?Nasce prima un testo,e poi la musica,o viceversa?
Solitamente, almeno nel mio caso, vanno di pari passo. Quando ho una melodia in mente pianifico, almeno a grandi linee, il testo corrispondente. Penso sia paragonabile ad una piena di un fiume. Rompendo gli argini l’acqua investe tutta quanta la resistenza che incontra senza lasciarle scampo. Successivamente avviene sempre una limatura semantica, un riadattamento melodico ma la strada maestra è tracciata.
9:Hai molte date live quest’estate?
Ho in programmazione un mini tour di presentazione a livello nazionale, con accompagnamento di band ed anche in solitaria.
Le prossime date saranno tutte siciliane con Messina e Palermo in primo piano nei mesi di Giugno e Luglio. Ci muoviamo anche per Agosto e Settembre con altre date in via di conferma e delle sorprese che non mi sento ancora di svelarvi.
10:Ciao Riccardo e grazie per la disponibilità.Speriamo di risentirci presto.Se vuoi,lancia un messaggio e un saluto per i tuoi ammiratori
Siete stati molto gentili, un abbraccio a tutti voi.