Questo è un racconto scritto su commissione, il genere – tematica è amicizia / commedia / giallo.
Cenni biografici autore
Era una giornata piovosissima, di quelle che quando devi andare a lavorare non è altro che un impedimento; devi prendere i mezzi, c’è sempre il solito automobilista che sfreccia per la strada e ti inzuppa i vestiti e magari hai pure dimenticato l’ombrello.
Ti guardi intorno e nella confusione dei propri pensieri si è come un puntino che si confonde tra la gente, fino a quando, tra mille persone, non trovi quella che ti nota. Non solo ti nota, ma ti soccorre persino, ti porge il suo aiuto, in un atto di generosità illuminante.
Sara non è che abbia tutta questa voglia di parlare al mattino, ma guardando Lina tutta bagnata, togliendosi gli auricolari, mugugnò a stento un: “vuoi?”
“Porca madosca come piove! Grazie, capirai a aspettà sto treno arrivavo fracica al lavoro. Comunque piacere, Lina”.
Una personcina di quarant’anni appena compiuti, ma nessuno direbbe che ha quell’età col fisichino che si ritrova. La sua bassezz…ehm, insomma è altra circa un metro e sessanta, capelli corti sopra le orecchie tra il castano e il rosso occhi tra il verde e il celeste e un neo ciccione sulla guancia destra, un naso bello, ma un po’ a patata.
Ebbene sì, chi ti distingue nella moltitudine è come se in un attimo del passato rivedesse incosciamente il futuro che verrà, tutte le cose belle e particolari che s’intrecceranno, che forse sono già scritte. Quando ci si incontra, in realtà non ci si conosce, ma ci si riconosce. Sara, dopo essersi sfilata gli auricolari, mette in borsa il suo libro.
“Te pareva pure il treno in ritardo, ti posso offrire un cornetto?” “Figurati, tanto ormai s’è fatto tardi, che fa, se piglia una cosa al bar?”
“Vuoi un cornetto?? Per carità me se cariano i denti solo a guardarlo, magari fra un po’, un bel pezzo di pizza con la mortazza. Oh, ecco il treno finalmente, s’arrivo tardi dal notaio so cazzi”
E così Sara e Lina dopo quell’incontro iniziarono un sodalizio che non si concretizzò subito, anzi, il fato volle che passarono anni e anni.
C’è chi ci crede e chi non ci crede al destino, a volte si fanno incontri epocali e per qualche assurdo motivo, ci si perde, ma se tutto è scritto, anche dopo secoli, non si può fare a meno che ritrovarsi. E infatti gli intrecci sono fondamentali, le combinazioni, gli amici degli amici.
Il secondo incontro del destino è avvenuto proprio in una festa e la cosa buffa è che quella smemorata di Lina non si ricordasse granché dell’incontro.
E invece Sara ricordava ogni particolare, i discorsi fatti, ogni piccolo aneddoto.
Eh si, grazie a questo riavvicinamento Lina è stata supportata nella sua situazione del momento, si era infatti separata da poco dal marito e gli amici, Sara in primis, sono stati capaci di alleviare questo periodo poco felice.
Lo scorso tre maggio Sara ha compiuto quarant’anni e lui tutto serio le rimbrottò che dovrebbe mettere la testa a posto ed ogni volta l’effetto comico è assicurato.
E’ proprio diversa dal fratello Marco che invece è un gran caciarone, dagli abbracci e baci facili.
Nonostante sia ansioso da morire, quando ti vede, ti dimostra tanto di quell’affetto e ha la fissa di toccarti le orecchie. Nonostante la diversità, stravede per lui.
Quello su cui si dovrebbe riflettere è che le persone che ci circondano non dovrebbero mai essere a caso, ma affetti che si scelgono perché da affetti nascono altri affetti.
Quando si conosce una persona e quella persona ti presenta un’altra persona, si crea una vera e propria catena magica che può letteralmente cambiarti la vita.
Ogni individuo ha in sé un universo di conoscenze, di esperienze, di insegnamenti, di energie.
La nostra vita è come un film e tutti quelli che incontriamo sono i personaggi di una storia che scopriremo, a metà tra attori e spettatori.
Si creano di quegli intrecci che si rivelano pazzeschi…chi l’avrebbe mai detto che Sara avesse presentato a Lina il suo attuale marito Emanuele ?
E chi l’avrebbe detto che Lina avesse presentato a Sara il suo attuale compagno Sandro?
Ma di questi personaggi ne parleremo con calma, questo è per farvi capire che in questa storia, niente è a caso, sarebbe davvero difficile credere il contrario.
E’ come un effetto domino: Marco è fratello di Sara, amico di Emanuele che a sua volte è amico di Marco e Sara e allo stesso tempo, marito di Lina che è amica di Marco e Sara.
Troppo complicato? Ma no, è la vita e questo è il bello.
Insomma, questi legami potrebbero essere evidenziati dal fatto che Sara si trovasse al centro delle confessioni del fratello Marco e dell’amico Emanuele.
Si, erano proprio delle confessioni d’amore, proprio delle pene e tribolazioni d’amore che Sara era costretta a sorbire.
E’ un’ascoltatrice formidabile e saggia dispensatrice di consigli, anche se a volte le confessioni del fratello si facevano fin troppo piccanti ed audaci, tanto da farla esordire con la frase “ti ricordo che sono tua sorella”. Chissà, forse era nell’indole di Marco tanta spontaneità, romanista sfegatato e di sinistra.
Quelle pene d’amore fortunatamente col tempo sono finite, dopo quel decennio buttato con una certa Katia, conosce Alessandra che gli fa passare la paura di rimanere sempre da solo.
Certo da uno che odiava i napoletani tutto ci si sarebbe aspettato, tranne che la mamma di suo figlio fosse proprio napoletana.
Lascio immaginare dopo uno spunto del genere quante prese in giro.
Passavano come niente quei momenti nel quartiere Parioli, tra spensieratezza e le solite problematiche giovanili, ma niente che non fosse tutto sommato un piacevole ricordo.
Ogni elemento nella vita di Sara aveva qualcosa di particolare, di unico, di inimitabile, a partire dalla sua famiglia. C’era come un aurea colorata, magica intorno a lei.
Prendi un Ludovico ad esempio, un tipografo in pensione con la passione del teatro, sempre in giro per spettacoli, mentre la madre sempre giovanile e alla mano che non ascolta mica un Claudio Villa, un Luciano Tajoli, oppure qualche cantante melodico degli anni Cinquanta…no, per niente, Serena ascolta Ligabue, è addirittura una fan sfegatata.
Sua madre è la simpatia fatta persona. Stessa parlantina, stessa gioiosità della figlia.
Per completare questo quadretto assurdo, si aggiunge la passione di Sara per il calcetto, non solo come spettatrice, ma anche come giocatrice!
Pensate, per un periodo ha avuto anche l’abbondamento allo stadio per la Roma, ma adesso ha perso molto interesse.
A suo tempo, non era la sola a giocare a calcetto, ma aveva trovato in Lina una formidabile alleata, tanto partecipare a partite, una volta la settimana per divertimento e persino un torneo fatto di squadre miste, con tatto di premiazione e salsicciata finale.
Un periodo meraviglioso, fino a quando la nostra eroina non si fece male ad un polpaccio.
Era davvero buffa questa cosa: proprio al polpaccio!
Loro che scherzavano sul fatto che Sara non riuscisse a trovare degli stivali che calzassero a pennello, mentre altre ragazze non solo fossero capace di trovare quelli giusti, ma che andassero loro pure più che comodi, anzi “lenti”, ste mignotte.
Le due inseparabili amiche, a causa di questi imprevisti, dovettero allentare le loro folli attività ricreative, anche perché ad un certo punto Lina iniziava ad aspettare il suo
piccolo Teo. Non era neanche sicuro, tant’è che prima di fare il test di gravidanza, la sera prima a Ostia, le due amiche insieme a Lucrezia, un’amica comune, si ubriacarono fino a tarda notte facendo baldoria. Quella sera erano così ubriache che furono fermate da due hostess che regalavano sigarette; dissero loro che se avrebbero risposto bene a una domanda, avrebbero conquistato un pacchetto.
La “question” era: tra il bianco, il fucsia e il giallo, quale colore rappresenta la purezza? Lucrezia ci pensò e rispose fucsia, vinse la simpatia e ricevettero lo stesso le sigarette in regalo.
Il giorno dopo, per comunicare l’esito del test, Lina inviò un messaggio a Sara, scrivendo: “buongiorno zia”…eh già, il responso era ormai chiaro.
Era un periodo davvero difficile, tra i vari problemi sul lavoro…ma il tempo, anche se non come prima, si trovava in qualche modo.
Fu felicissima per Lina e per questo “nipote” ma indubbiamente gli equilibri si alterarono un po’.
Per tutta la gravidanza Lina ha cercato di fare, per quanto possibile, quello che faceva prima, anche correre da lei alle dieci di sera.
Quando il figlio di Lina, Teodoro era molto piccolo, i ritmi dovevano allentarsi per forza, non c’era altra via.
Una volta che Teodoro iniziava ad essere un po’ più indipendente, allora uscire ed organizzare anche una volta la settimana, diventava più fattibile.
Ogni tanto, in queste uscite, s’inseriva Lucrezia, anche perché aveva bisogno di un po’ di conforto, di svagare. Aveva sempre un cazzo per la testa.
Qualche volta in senso metaforico, qualche altra volta proprio in senso letterale. Quella sera prima della gravidanza di Lina, si era ubriacata insieme alle amiche anche per distrarsi dall’ennesima lite con il marito Mirco. Avrà scattato qualcosa come un centinaio di selfie e nonostante non fumasse assiduamente, sfumacchiava nervosamente come poteva; troppi pensieri, anche la figlia Tina le dava qualche problema. Un po’ matta, ma è stato grazie a Lucrezia che Sara e Lina si sono ritrovate.
E’ stata sempre un po’ oggetto di pettegolezzi tra le due, vuoi per questi selfie: lei si crede bellissima, ma in realtà è una donna come tante.
Sempre a farsi selfie e a sparlare del marito.
Una donna dal fascino coinvolgente che ci sa fare, un bel fisico, e anche un bel viso se non fosse per quel naso…come dire…importante, per non parlare delle gambe ad x.
Ma non le mancano certo i corteggiatori. A volte riceve strane frasi su Facebook da parte di ammiratori non proprio segreti e del marito Mirco che puntualmente interviene in pubblico per difendere l’onore suo, della donna e della famiglia, il tutto sfociando in un teatrino pazzesco dove lo spettatore virtuale non fa altro che assistere, mangiarsi un po’ di popcorn e farsi quattro risate. Nonostante Lina, Sara e Lucrezia fossero comunque tutte amiche, il vero sodalizio era tra le due (Sara e Lina) e con benevolenza davano consigli sinceri all’amica, ma rappresentava qualche volta il costante argomento di conversazione, viste le sue vicende travagliate.
Infatti ogni volta che si trovava in lite, fuggiva a turno dagli amici, spingendosi in confessioni un po’ imbarazzanti e ogni tanto capitava che perdesse la testa per qualche corteggiatore virtuale di turno. Mirco addirittura una volta le aveva messo dei microfoni in casa per scoprire cosa dicesse in sua assenza, magari al telefono o con le amiche, lei aveva scoperto una cimice proprio dietro la foto del loro matrimonio, mentre tentava di nascondere all’interno una scheda sd con tutte le foto e i filmini proibiti fatti con uno dei suoi amanti.
Lucrezia era senz’altro un po’, per così dire fedifraga, ma anche il marito pare fosse un pazzo scatenato. Le loro menti erano diverse ed incompatibili, ma allo stesso tempo identiche nella loro malattia mentale. Mirco, nonostante la smodata passione per i porno giapponesi e le smanie ossessive di gelosia, in qualche modo amava Lucrezia, anche se di un amore poco sano.
Quella foto del matrimonio, rappresentava per Mirco un simbolo da preservare e per Lucrezia, un feticcio da infangare e inconsciamente annientare.
Quanto a furbizia, vinceva sicuramente la moglie dove nonostante avesse trovato la cimice, la utilizzava a suo favore, senza uscire allo scoperto.
Pur sapendo che Mirco avrebbe rimesso le mani nella foto del loro matrimonio, oltre a criptare tutti i dati, l’aveva posizionata in un punto della cornice che quel babbano del marito mai l’avrebbe trovata. Una volta chiamò Lina, così dal nulla, dicendo: “A volte Mirco è un po’ geloso, ma non ha nulla da temere, non avrei occhi per nessuno e lui non lo vuole capire che lo amo e che non lo tradirei mai”. Giusto per toglierselo per farsi ascoltare dalla cimice e toglierselo dalle balle almeno per un po’, avere un minimo di respiro coi suoi amanti.
Tra un selfie e l’altro, durante le uscite con le amiche, al sicuro di occhi ed orecchie indiscrete, diceva: “questo come vi sembra? Si, è vero, ha dieci anni meno di me, non è tutta questa bellezza, ma quando ti trapana, ti rimette al mondo per una settimana”. Sara e Lina, di fronte a queste confessioni così intime e senza veli erano sempre un po’ in bilico tra il divertito e l’imbarazzato. Forse un po’ dispiaciute per la bimba Tina che in mezzo a tutti questi contrasti, le ossessioni del papà, i tradimenti della mamma, qualche volta veniva un po’ trascurata e abbandonata a se stessa. Qualche volta, nonostante tutte le precauzioni per preservare la sua privacy, faceva cose incoscienti senza pensarci troppo.
Portava in giro gli amanti insieme alle amiche come fossero fidanzati e quando qualcuno le chiedeva qualcosa se ne usciva con la scusa…”ah, ma siamo amici”.
Una volta si è intrufolata a un concerto di Ligabue, c’erano Sara, Lina, Sandro (amico di infanzia di Lina), Marco e Alessandro, infine, dulcis in fundo, Lucrezia e Leonard.
Leonard era il suo amante di colore da un bel po’, un omone alto un metro e novanta, scurissimo in faccia, non solo per il suo colore della pelle, ma anche per lo sguardo truce che metteva soggezione a chiunque. Il suo vero nome non era Leonard, ma così si faceva chiamare perché evidentemente nella sua lingua sarebbe stato impronunciabile.
Nonostante questa apparenza, era un uomo bravissimo che non avrebbe fatto male a nessuno, proprio un pezzo di pane, a tal punto che avrebbe tollerato le escandescenze di Lucrezia e persino qualche altra tresca.
In quell’occasione, Mirco, il marito di Lucrezia era rimasto a casa, un po’ perché non amava la folla, i concerti, un po’ perché proprio Ligabue non gli andava giù, era più un cultore di musica jazz. Era rimasto con la figlia Tina che comunque sarebbe stata più al sicuro che in mezzo a una baraonda simile.
Lucrezia, oltre ad essere vanitosa, al farsi continuamente foto, amava essere desiderata sessualmente, anche da persone per cui non nutriva il minimo interesse.
Mentre Leonard se ne stava buono e fermo, anche perché non è che capisse moltissimo l’italiano, era ancora da poco che si trovasse in Italia.
Prima che iniziasse il concerto, lei non la smetteva di civettare con Marco, il fratello di Sara, che da uomo sensibile al fascino delle donne quale era, si sentiva ammaliato da tanta dialettica e pure da un certo profumo.
Superfluo dire che Alessandra era incazzata nera, lo si poteva leggere dai suoi occhi, mancava poco che la testa le iniziasse a fumare, terrona gelosa quale era.
Se ci si concentrava, si potevano leggere i seguenti pensieri in lingua partenopea: “Io sta scurnacchiat l’accid se un l’ha firnut di lassà star u marite mije”.
Effettivamente anche Sara non sapeva cosa dire di fronte a questi comportamenti, intanto però Sandro, di cui non abbiamo mai sentito parlare, fa capolino e s’insinua tra i nostri personaggi; così iniziano a parlare, distraendola così da tutto l’inferno che si stava creando tra Lucrezia, Marco,Alessandra, Leonard…che zitto zitto un colpo a Lina glielo avrebbe dato volentieri. Anche Emanuele, il marito di Lina, era rimasto a casa con il piccolino Teodoro che invece a differenza di Mirco, andava molto d’accordo con la moglie che non avrebbe mai ceduto alle blande attenzioni di Leonard, né di nessun altro uomo. Insomma, prima del concerto è accaduto veramente di tutto.
Durante il concerto era ancora molto poco che si frequentavano e vederli dall’esterno era davvero molto romantico.
Lei si è innamorata di quegli occhi giovani e sinceri, della sua spontaneità. Lucrezia tentava ogni tanto di sedurre anche Sandro, ma lui aveva occhi solo per lei, non l’ascoltava nemmeno e Sara apprezzò molto. Lui ha visto in lei un cuore grande che con le persone giuste sa dare tanto.
Ci provava goffamente: “mi vieni a trovare un giorno al lavoro? Ti offro un Mac Bacon coi fiocchi, non puoi rifiutare, poi quando esco, ce ne andiamo a fare un giro in bicicletta per Roma, sperando che non c’investano…però io conosco i posti giusti eh…”. Lei era intenerita dal suo Sandro e insomma, avrete capito, che da lì è nata una storia, una bellissima storia ancora in corso. Superfluo dire che oltre alla bicicletta, i due ci danno davvero dentro e quindi smaltiscono ogni caloria di troppo come niente fosse.
Mica scema Sara che ha scelto un compagno giovanissimo e aitante, anche se visti insieme, questa differenza d’età di sette anni non si nota nemmeno, a tratti quella più giovane sembra lei.
I due se la godono, abitano vicino la metro San Paolo, nella casa della nonna di lei a cui era affezionatissima, dove lui si è trasferito da lei da alcuni mesi.
Prima di Sandro ci abitava Michela, amiche strettissime, le vedevi sempe in giro fuori, ma a poi a un certo punto litigarono.
Si è cercato qualche volta di riallacciare i rapporti, ma per una cosa o per l’altra, quel personaggio è sparito dalla nostra storia.
A volte deve andare così, se esiste un disegno divino che traccia le nostre vite, come uno scrittore che scrive un racconto, qualche volta si inizia a parlare di qualcuno, lo si fa interagire, poi si vede che in fondo non è così importante, allora lo si fa uscire di scena, gli si dà giusto la possibilità di metterlo alla prova.
Dopo l’accadimento, un po’ triste per la verità, Sara è riuscita a comprare la casa e ristrutturarla.
Forse quando si chiude un capitolo della nostra esistenza, qualsiasi esso sia, se ne apre un altro positivo che aspetta solo la chiusura di quello precedente, altrimenti non parte.
Nonostante prima del concerto ci fosse una certa confusione, non mancavano i momenti per chiacchierare, socializzare, approfondire le conoscenze insomma, fino a quando non entra l’idolo. Lina si strappa i suoi capelli biondi e tutti si agitano, ballano, cantano le canzoni, ma la guerra di sguardi tra Alessandra e Lucrezia non era certo conclusa, nonostante l’armonia che si era creata grazie alla musica. Quasi a metà concerto, arriva “Bambolina e Barracuda” e allora tutti i fan cominciano a muoversi come prima non avevano fatto, si crea una confusione incredibile dove non aveva lontanamente importanza l’età, dai dodici ai sessanta sembravano tutti degli adolescenti in piena esplosione ormonale, soprattutto Lucrezia.
Marco subiva ancora il suo fascino e Alessandra sempre più incazzata, fino a quando, approfittando di quei salti, non gli schiaccia un piede.
Così forte, ma così forte che la sua faccia si trasforma nell’urlo di Munch praticamente.
Alessandra fa finta di chiederle scusa, ma dentro ghigna come una matta.
Il concerto lo devono interrompere e correre al primo pronto soccorso più vicino, il povero piede di Lucrezia poteva essere fratturato.
Marco tutto disperato per soccorrerla e Alessandra che gli piantava le gomitate, intanto altri due amici incontrati lì per caso, aiutarono come potevano e chi tirava un braccio, chi tirava una gamba, alla fine tutti sono riusciti ad arrivare all’ospedale.
Soprattutto quell’omone di Leonard a un certo punto, vedendo tutti gli altri in difficoltà, se la trascinò sulle spalle come un sacco di patate.
Lucrezia impegnata con gli accertamenti, Sara ad assisterla con Lina, mentre Sandro, approfittando dei momenti di quiete e di attesa, approfondiva ancora di più il rapporto con Sara.
Lucrezia era sul letto, dolorante, ma cosciente, mentre Leonard le teneva la mano e lei pregava tutti di non allarmare il marito affinché non venisse all’ospedale, anche per non coinvolgere la bambina. Nessuna frattura, solo una grande ammaccata, cosicché poteva cavarsela benissimo entro qualche ora, senza creare ulteriori disastri.
Per un po’ di tempo, una volta tornata a casa e risolto tutto, Lucrezia scomparì dal giro per un po’.
Da quella volta, le strade dei nostri personaggi si separarono, scrivendo piccole storie parallele tra loro: la love story tra Sara e Sandro andava avanti, la seconda gravidanza di Lina si faceva sempre più tormentata e i litigi tra Lucrezia e Mirco sempre più evidenti, per non parlare del fatto che Leonard era per Lucrezia una figura sempre più importante, mentre il marito sempre più ingombrante ed ossessivo. Alessandra, nonostante fosse una “terroncella” dal temperamento sanguigno e geloso, dopo l’ampia soddisfazione di aver mandato all’ospedale la “molestatrice” Lucrezia, aveva messo una pietra sopra sull’accaduto, ripristinando l’equilibrio con il suo amato Marco.
Nei primi tempi, la storia tra Sara e Sandro era molto chiacchierata, tant’è che gli amici si facevano molte domande: chissà com’è questo nuovo fidanzato, se è ricco, se non è ricco…soprattutto quando tutti gli altri, erano al mare a Rimini e lei non c’era, cosicché cercando di estorcere informazioni da Lina, che nonostante un malcelato ghigno, riuscì a rispettare la riservatezza dell’amica.
Tantissime persone sospettavano della storia clandestina tra Lucrezia e Leonard e correvano alcune voci a riguardo: pare che l’amante volesse addirittura sposarla, pretendendo che lasciasse il marito, aspirando all’agognato permesso di soggiorno e come se non fosse abbastanza, circolavano altre voci ancora più gravi riguardo alla fedeltà dell’amante.
“Un amico di un amico” avrebbe giurato di averlo visto sulla Salaria in cerca di sesso a pagamento, ma non ci sono fonti ufficiali a confermarlo.
Guarda caso, nonostante il suo amore malato, i continui controlli e gli attacchi di gelosia, non aveva ancora scoperto un bel nulla, assolutamente ignaro di quello che succedeva alle sue spalle.
La madre di Mirco non ha mai avuto una buona opinione su Lucrezia e pare che la cosa non fosse reciproca.
Mentre da un lato gli incontri tra Sara e Sandro si facevano più frequenti e distesi, l’intricata storia tra Lucrezia e Leonard si faceva sempre più travagliata.
La trovata di Lucrezia era quella di vedersi sempre pubblicamente con Leonard, insieme ad altre persone che volenti o nolenti si trovavano complici di questa losca storia, in modo tale che se qualche ficcanaso avesse voluto mettere tarli nella testa del marito, vedendo malauguratemente i due da soli nei pressi di qualche motel, lei avesse subito qualche alibi e giustificazione che coinvolgesse altre persone, pronte a testimoniare l’apparenza innocente del rapporto tra i due.
Tutto ciò non era sufficiente perché i tarli nella testa di Mirco si moltiplicavano comunque, tanto da assumere un investigatore privato.
La coppia di amanti aveva previsto anche questo particolare e tra menefreghismo e furbizia, riuscivano sempre a seminare l’investigatore privato di turno e lasciare senza prove il povero Mirco che si affannava sempre di più.
Ma non potevano andare avanti, le tensioni stavano diventando a catena.
Lucrezia era stufa di nascondersi, Mirco era stufo di rincorrere, Leonard era stufo di rimanere nascosto e di non avere il suo posto in questo amore, per quanto di convenienza.
La situazione era ormai insostenibile e destabilizzante.
In questi casi, Sara era un po’ la valvola di sfogo, quando Lucrezia si sentiva persa, le scriveva su whatsapp, raccontandole tutte le sue tragedie.
“Lucre, ci andiamo al concerto de Carmen Consoli e ti scordi tutti sti casini”.
“Davvero bella mia, ma Lina ci viene? Basta che non vada a finire come al concerto del Liga, quindi niente Alessandra, ahaha”
Lucrezia e Sara scherzavano così, senza limiti, avevano un gran senso dell’umorismo e riuscivano a stemperare anche le situazioni più pesanti, ad esempio il rapporto con il marito.
“Lucre, ma te che l’hai visto mica il telefilm, Breaking Bad?
M’ha dato n’idea tremenda…
Se ti piace Leonard, sposatelo e vivi felice…a Mirco, quando meno se l’aspetta, je metti un po’ di ricina dentro la minestra e…secco!
Fallo sparire se te rompe li cojoni, no?
La ricina è un veleno che quanno gli fanno l’autopsia, neanche Morgan se ne accorgerebbe. Aho, sto a scherzaaa, mica siamo serialle killer.”
Era già bastata quella chiacchierata telefonica per rimettere un po’ in sesto l’umore di Lucrezia.
Per un po’, i rapporti tra i due coniugi si erano placati in quanto Leonard era dovuto partire improvvisamente per la sua terra, quindi Lucrezia era più sotto gli occhi del marito.
Fu così che un giorno, Mirco chiama Lina per un invito.
“Ciao Lina, senti, ma perché non venite tu e Sara a pranzo, vi preparo qualcosa di buono”. La sua specialità erano gli gnocchi.
Quel giorno Lucrezia era molto agitata, non è che si trovasse molto a suo agio nel trovarsi insieme alle amiche e al marito nel medesimo momento, dopo tutto quello che sapevano, le confessioni intime.
Intatti quel giorno lei non faceva che cambiare foto profilo e scrivere continuamente status su Facebook tratti da canzoni, con chissà quale recondito significato interpretabile solo da pochi.
Era un periodo di transizione per tutti, Sandro si stava addirittura trasferendo a casa di Sara, Teodoro cresceva sempre di più, diventando quasi autonomo e la mente di Lucrezia diventava sempre più confusa, nel frattempo aveva scoperto Breaking Bad.
Guardava quel telefilm in loop, anche dieci puntate ogni giorno e quella frase scherzosa di Sara sulla ricina gli rimbombava in testa.
Lucrezia era sì una strana tipa, ma era assolutamente da escludere che potesse fare del male a qualcuno, anche lontanamente pensarlo.
Oltre alle discussioni con il marito era un po’ in forse con il lavoro, è vero che faceva la segretaria in uno studio privato, ma non sempre i rapporti con i colleghi erano dei migliori, anche per via del suo carattere “particolare”.
Si sa, le difficoltà ci sono sempre e Sara l’ha sempre appoggiata da questo punto di vista, anche per il suo vissuto personale, visto che nello studio notarile in cui lavora, le è capitato di avere a che fare un giovane capo squinternato, detto anche “s.i”, soggetto ignoto, oppure serial killer.
I contrasti, soprattutto in ambiente di lavoro, non mancano mai, ma vanno affrontati, anche se pregiudicano spesso gli altri equilibri come gli affetti della propria famiglia o la propria quotidianità.
Intanto Leonard era stato via un paio di settimane e Lucrezia anziché alleviare la sua confusione, l’aveva fatta arrivare ai massimi livelli.
La voglia di rivedersi e stare insieme il più tempo possibile era tanta, anzi spropositata, mentre Mirco che si era un po’ placato nel vedere la moglie sotto gli occhi, si era trasformato nell’innamorato appiccicoso e tutto questo non era positivo per una situazione così delicata.
Dopo molte discussioni, Lucrezia trova una scusa per assentarsi qualche giorno e prenota qualche giorno in motel con Leonard a pochi chilometri da Roma, lontana da occhi indiscreti, ma non troppo distante da tutto.
Furono giorni da sogno con l’amante che però era diventato categorico: o Lucrezia avrebbe lasciato il marito o lui se ne sarebbe andato per sempre.
Non era in realtà sua intenzione fare un passo del genere, ma era perfettamente consapevole della sua dipendenza emotiva e voleva solo ottenere quello che desiderava: lei e tutto quello che comportava.
Leonard lavorava nello stesso Mac Donald di Sandro, è così che si sono conosciuti, sempre grazie a Sara.
Il suo sogno segreto era quello di lasciare quel lavoro così duro e farsi mantenere dall’amante, magari con gli alimenti del marito.
Era arrivato il momento di tornare a casa, era capitato anche che la figlioletta Tina le telefonasse, gridando la sua mancanza, mentre lei era fuori con l’amante.
Le si spezzava il cuore, ma non riusciva a fare a meno che complicarsi la vita, mentre il marito che per un po’ si era placato durante l’assenza di Leonard, adesso invece le riempiva il cellulare di messaggi e di chiamate, ovviamente non risposte.
Nell’animo aveva tanto di quel torpore che non c’era niente che potesse farla rinsavire, neanche l’incontro casuale con Antonietta, l’amica più ottimista e positiva del gruppo.
Di solito era sempre capace di donare tanta positività a chiunque, tanto che è diventata col tempo una mascotte, una sorta di portafortuna.
Pare che gli amici ogni volta che non trovano parcheggio, invochino il suo nome, lei è convinta che se si vuole qualcosa, bisogna pensarla intensamente.
Durante il casuale e breve incontro, aveva persino provato a consolarla ricordandole il suo vissuto.
Antonietta aveva avuto una serie di storie in cui aveva creduto, ma che non erano andate bene e dopo è arrivato federico, il padre di Mauro, il loro bimbo di tre anni.
Lui è da qualche mese senza lavoro, mentre lei ha la passione per la cucina e quindi sta facendo un bel corso, insomma è sempre quella che anche nei momenti difficili prova a risollevare la situazione.
Dopo tutte quelle chiamate, si aspettava il marito furibondo, con le vene tagliate o robe simili, invece era ad aspettarla alla porta, tutto amorevole.
Aveva persino preparato la cena con i suoi piatti preferiti, le diceva che in questi giorni le era tanto mancata e che non avrebbe mai più voluto stare così tanto tempo senza di lei, insomma le solite menate da innamorato folle.
Tutto assolutamente molto strano, quando improvvisamente si era ricordato che anche il marito aveva la passione per i telefilm…Csi, Criminal Mind, Breaking Bad, ecc…in quel momento avrebbe giurato che nell’aria ci fosse qualcosa di strano.
Un misto tra intuito, cattivo presentimento e geniale folgorazione.
“Amore, vado a prendere il vino in cantina, aspettami”.
Nel frattempo, nessuno sa come le venne in mente, si mise a rovistare nella spazzatura e trovò una boccetta assolutamente singolare: era ricina.
Quel veleno che somministrato, in fase di autopsia, non avrebbe lasciato tracce…e che coincidenza dopo la battuta di Sara durante le conversazioni whatsapp !
Un conto è fantasticare, un conto è fare davvero una cosa del genere, ma il marito a quanto pare era passato alla pratica, ancora non riusciva a capacitarsene.
Evidentemente uno degli investigatori privati assoldati da Mirco, era riuscito nell’intento: fornire prove compromettenti della relazione adultera con Leonard.
Altro lampo di genio: controllare la cronologia internet nel pc del marito, che sbadato com’era, sicuramente non avrebbe neanche cancellato.
E infatti, c’erano ancora tutte le tracce delle sue ricerche “omicide” e persino l’ordine di quel veleno attraverso un sito russo.
Persino un software per accedere al deep web dove si possono compiere tutte le azioni illegali possibili.
Assoldare un sicario sarebbe stato senz’altro più dispendioso e meno pratico, tanto vale passare direttamente all’azione.
Ebbene si, la boccetta era proprio quella trovata tra i rifiuti, non c’erano dubbi, stava tentando di avvelenarla e doveva assolutamente trovare una soluzione prima che tornasse dalla cantina. Che fare? Chiamare la polizia sarebbe stato distruttivo per la famiglia. Smascherarlo? Troppo facile.
Tra le possibili opzioni è prevalso l’istinto, con un pizzico di incoscienza.
Non restava che scambiare i piatti. E se Mirco avesse optato per un omicidio-suicidio, con l’intenzione di far fuori tutti? Questo non poteva saperlo.
Il tempo per prendere una decisione era sempre meno e ciò che contava era la voce interna che le diceva cosa fare, a torto o a ragione.
Scambiare i piatti, questa sembrava la soluzione ideale e fare buon viso a cattivo gioco. Sperando che non tutti fossero avvelenati.
Il marito di ritorno, con due bottiglie di vino pregiatissimo in mano.
Come se dovesse festeggiare qualcosa e infatti voleva festeggiare la sua dipartita e un nuovo capitolo della propria vita, senza di lei.
E’ davvero paradossale come un innamorato folle si trasformi in un killer, dove l’amore malato si trasforma in odio infuocato.
Il rumore dei passi per le scale, scambio di piatti, la porta che si apre.
Finti sorrisi, chiacchiere di circostanza, carezze false e sguardi di vendetta mascherati di benevolenza.
Un tonfo sul pavimento, Mirco ramazza sul suolo.
Tina era dalla suocera, perlomeno non ha assistito a un tale spettacolo.
Fuori di senno entrambi i coniugi, avevano agito d’istinto, senza pensare alle conseguenze, ormai era la tragedia esistenziale del mondo di Lucrezia era irreversibile.
Tutto poteva sembrare un incidente, in fondo lo era in qualche modo.
Un omicidio che si è ritorto contro l’iniziale omicida, tuttavia la vicenda era troppo inquinata da moventi troppo ingombranti, da potenziali testimonianze troppo gravose.
Da quella tragedia è scoppiato un caso nazionale: interrogatori a tappeto, puntate su Quarto Grado, interrogatori a tutti i conoscenti, comprese Sara, Lina, Marco, Emanuele, Sandro, insomma tutti furono chiamati in causa, sentiti per ore dalle forze dell’ordine.
Sara era parecchio scocciata, visto che ormai non aveva un po’ di serenità con Sandro in casa, visto che tutto era sotto sequestro: computer portatili, smartphone.
Indagini su indagini per capire cosa fosse successo.
Anche perché, sempre ispirandosi a Breaking Bad, Lucrezia aveva fatto sparire il corpo del marito. Nella tragedia, era stata fortunata, perché era riuscita a trovare in garage, una grande confezione di acido muriatico e una vasca abbastanza resistente per sciogliere il corpo. Successivamente era stata anche capace di cancellare le tracce di navigazione del marito, perlomeno dal pc, mentre per il web era abbastanza tranquilla, il marito, per quanto sbadato, visto che non cancellava la cronologia, quando visionava i film porno giapponesi di sesso violento ed estremo, non voleva lasciare tracce sul web, utilizzava quindi dei proxy abbastanza avanzati che nel caso di analisi, avrebbero vanificato o perlomeno ritardato l’identificazione dell’indirizzo ip e quindi dell’identità.
La situazione va avanti per qualche mese, Lucrezia non crolla mai.
Il materiale da analizzare per le indagini è davvero tanto, immenso e la polizia cerca sa che la soluzione è vicina, ma sfugge.
Addirittura credono ancora che Mirco sia vivo, tutti cercano ancora il corpo, anche se i sospetti, per ovvi motivi, ricadono su Lucrezia.
Dopo tante peripezie, finalmente arriva l’illuminazione: lo smartphone di Sara.
Gli inquirenti si trovano ad analizzare mesi e mesi di conversazioni whatsapp, stiamo parlando di centinaia e centinaia di pagine.
Fino a quando nella mente degli investigatori non salta all’occhio una frase detta per scherzo da Sara: “perché non fai sparire tuo marito con la ricina come in Breaking Bad?”. Tutto si fermò e prese quella direzione.
E se quella frase detta per scherzo fosse stata la chiave di tutto, l’ispirazione per il piano criminale di Lucrezia?
Dalle conversazioni venivano fuori chiaramente un sacco di altre cose, la confermata relazione con Leonard e mille altre infedeltà.
Ogni status veniva analizzato con la lente di ingrandimento, facendo controlli incrociati con avvenimenti, date, orari, un lavoro certosino ed immenso.
A questo punto non rimaneva che risalire alle ricerche sul web o sul deep web, offuscati da proxy su proxy.
Ci voleva solo tempo, ma niente era impossibile, anche se i dati nel pc di Mirco e nei telefoni dei coniugi erano stati accuratamente distrutti.
Davvero paradossale che sia stato lo smartphone di Sara con tutte quelle conversazioni candidamente ben conservate, ad essere la chiave di volta del nostro giallo, tutto ciò che porterà difatti alla sua incriminazione.
Il tempo passava e le indagini si stavano facendo sempre più estenuanti per tutti, la gogna mediatica, quei social che per Lucrezia erano motivo di svago, adesso erano diventati una tortura.
Commenti su commenti a status e foto: “Assassina!” “Criminale” “Devi marcire in galera”, “Lurezia Borgia dei poveri, pentiti per quello che hai fatto”. “Puttana rovina famiglie, non ti bastava il cazzo di Leonard, eh? Giustizia per il povero Mirco”!
Per fortuna tutto quel travaglio arrivò a una fine e la condanna definitiva a sedici anni di reclusione con lo sconto di pena in quanto assente l’aggravante per crudeltà.
Tutti gli amici di Lucrezia furono lasciati definitivamente in pace, ma le tracce di quello stress pesavano come macigni sul sonno, sulle giornate e sulle relazioni interprersonali dopo tutti quei trascorsi.
“Bella mia come la vedi na bella vacanzetta?”
“Figooo, si dai io avverto gli altri tu pensi a prenota che con quelle manine riesci a trovà certe cosette”
“Ok, Praga?”
“Praga sia”
La voglia di partire era tanta, di riallacciare i rapporti un po’ smembrati da tutte quelle pressioni, tra indagini, riflettori puntati dalla stampa e dalla televisione.
Dopo circa un mesetto, giusto il tempo di organizzare i preparativi, formarono un bel gruppo, ma non troppo nutrito e partirono.
C’era Sara, Lina, i rispettivi compagni Sandro ed Emanuele e Teodoro che era già un giovanotto abbastanza grande per compiere il suo primo viaggio, tra l’altro all’estero!
Si sentiva nell’aria proprio il bisogno di pace, di spensieratezza, di risate.
La voglia di viaggiare, scattare foto, ricordare i più belli momenti e dimenticare quelli più spiacevoli, cancellarli come con un colpo di spugna.
Quel viaggio è stato l’idillio, la svolta per una nuova vita, era come se tutto avesse un valore simbolico, dai contorni brillanti ed epici.
Le passeggiate per le vie di Praga, ridere a crepapelle, ricordare tutto come in una foto, un’istantanea magica.
Un abbraccio, un bacio improvviso sulla guancia a Sara, come un raro e commovente gesto d’affetto prezioso, per come è fatta lei.
Hanno passato circa due settimane all’insegna del divertimento più puro, anche il tempo era bellissimo, clima mite e sole costante.
Alla fine di questa vacanza, proprio prima di partire, qualcosa ha stravolto tutto.
E’ arrivato l’inaspettato, ma che allo stesso tempo era desiderato.
A volte ci sono momenti che girano come in una ruota, non solo quelli negativi, ma sopratutto quelli positivi, corsi e ricorsi storici insomma.
Proprio come quel due gennaio del 2011 quando gli sguardi delle amiche si sono incrociati, una sdraiata nel lettino, colmi di lacrime e di tanta emozione, dove in ogni goccia che solcava il viso c’erano tutti i racconti, l’altra appoggiata sul muro del corridoio, in piedi.
Le confidenze, i dubbi e le paure.
Tutto questo adesso toccava proprio a Sara che proprio sotto quel cielo praghese scopre di essere incinta di una bambina.
Ebbene si, le peripezie con la lingua straniera per trovare un buon medico, le corse in taxi per la città per i primi sintomi.
E fu così che Lina potrà diventare finalmente “zia” di Giulia.