ROBERTA CARTISANO “L’ultimo cuore” (Broken Toys/audioglobe)
Roberta Cartisano è una cantautrice e polistrumentista calabrese e “l’ultimo cuore” è il suo secondo album,un concept molto interessante dalla trama metaforica (la storia di un uomo chiamato Ultimo che s’incammina fino alla foresta del Sud,per ritrovare una bambina di nome Sophia:sì,perchè,secondo la storia ,in quel “ futuro” raccontato i bimbi sfuggiranno ai propri genitori per non assomigliargli).
La personalità di Roberta viene sempre fuori in maniera limpida in questo bell’album:difatti il suo essere “cantautrice” è completamente personale ed originale,unico e coinvolgente…andiamo a scoprire insieme adesso il contenuto del suo disco,in maniera approfondita.
Il cd si apre con “La grande notte”,una bellissimo brano di morbida introspezione rock,adornato da una melodia chiaroscura e struggente;l’atmosfera è meravigliosamente intensa,ed il testo traduce perfettamente quello che è suggerito dalla musica (“quella notte tutto si capovolse/si camminava a piedi nudi per non far rumore/mentre gli altri rumori del mondo/uscivano fuori”):la capacità “descrittiva”di Roberta è in primo piano,colma di rarefatta raffinatezza (in cui si possono però cogliere diverse altre chiavi di lettura:sentimento caro a tutto il disco!).
La title-track arriva subito dopo,ed è un brano dalle influenze velatamente psichedeliche e perfino “progressive” ;ed ecco che compare la prima,vera descrizione del protagonista della storia (“un uomo cammina indossando stupore e meraviglia/ultimo è il suo nome/bisogna salire le scale dell’universo/per guardarci da lontano e darci un senso”).
“L’era delle torri” continua la storia con andatura da ballata rock,sempre in bilico tra alternative e riminiscenze quasi prog:il mood è sempre molto avvolgente e rilassato,bellissimo,e si sposa perfettamente alle liriche riflessive (“l’uomo costruiva soltanto per sentirsi più importante del suo stesso cielo”è la frase-chiave che spiega molte cose!).
L’atmosfera meditativa e notturna di “Il viandante” introduce il personaggio omonimo,che guiderà il protagonista alla ricerca della bambina:tra le righe è un bell’invito a riscoprire i valori più veri,per non affondare nel mero materialismo (significativi davvero alcuni passi del testo:”e c’è da chiedersi come mai la pace la vedete solo nella fine di una guerra(…)ed anche i soldi sono solamente carta”)….musicalmente tornano trame quasi psichedeliche,miscelate ad un po’ di inquietudine (ma non viene mai meno la forma canzone;ed anche questa melodia è bellissima e decisamente riuscita).
“Le città nascoste” è una breve traccia strumentale e malinconica,affidata al pianoforte che “parla” per “immagini”musicali;”le stanze degli altri” è una ballata essenzialmente acustica che emoziona con il suo cantato commovente…la sfera personale è sempre al centro dell’attenzione (“ama quei vuoti da colmare con l’assenza di un amore/guardi le stanze degli altri e le trovi talmente noiose e piene di quel bianco che non si lascia sporcare”),con una bellissima malinconia di contorno.
“Il più bel giorno di ieri” ha un pianoforte elettrico molto settantiano;il mood torna ad essere notturno ed introspettivo ,così come le liriche appaiono sempre un po’ riflessive (“qualcosa seguirà,perchè ancora c’è chi ama guardarsi indietro”)…C’è perfino un tratto sperimentale in questa canzone,che troviamo più compiuto ed esplicito sulla breve e psichedelica “2333”,che arriva subito dopo ,adornata da echi,riverberi e loop di batteria molto suggestivi.
“23,000 respiri” è una ballata intimista,affidata a piano e voce:e Roberta emoziona ancora una volta con la dolcezza del brano,in cui le liriche sono solo apparentemente enigmatiche (“perchè mi chiedi di spostare le parole della gente un po’ più in là/e adesso importa soltanto sentirne il respiro/per capire un po’ di più/e basterebbe aggiustare l’universo con 23,000 respiri in un giorno”),ma che in realtà fanno trapelare un’innata positività.
“In rallenty” è un brano strumentale carico di groove e molto moderno;”Sophia”,subito dopo,chiude degnamente l’album con i suoi (oltre) 6 minuti di durata….l’atmosfera torna ad essere essenzialmente acustica e rarefatta (ma c’è anche una 6 corde elettrica) ,anche per via dei riverberi molto suggestivi,che donano un tocco decisamente anni ’70 alla poesia del brano (un po’ floydiano e un po’ underground folk rock),che gioca tutto su sentiti e decisi chiaroscuri (prevale un mood scuro e notturno,anche se visto in fase “meditabonda”),mentre il testo svela una sua speranza e luminosità.
Complimenti davvero a questa incredibile musicista:questo disco è la dimostrazione che si può fare del nuovo cantautorato rock in maniera decisamente personale ed originale;penso che Roberta abbia i numeri per lasciare un segno nella nostra scena musicale,perchè la sua proposta lirico-musicale è di assoluta qualità artistica…..non accorgersene sarebbe un delitto.
Seguite quest’artista,ne vale assolutamente banale:consiglio il suo disco a tutti gli appassionati,ma soprattutto a quelli che nella musica ricercano emozioni e fuga dalla banalità (e -perchè no?-perfino un “messaggio”,mai banale e privo di retorica).