Tutto si incentra su Francesco, la figura di un analista cinquantenne straordinariamente somigliante a Freud, che è chiaramente evidente.
Francesco è separato dalla moglie e si dedica da molti anni alle sue tre figlie, con grande dedizione, amore e attenzione.
Si tratta di una figlia di 18 anni e le altre due un po’ più grandi.
Tre figlie che fondamentalmente sono una tragedia in amore, molto diverse tra loro, infatti Sara è gay, lasciata puntualmente dalle fidanzate al momento di compiere un passo importante; Marta invece è una libraia e s’infatua fondamentalmente di scrittori che non la corrispondono; Emma è all’ultimo anno del liceo, procinto della maturità e ha iniziato una storia con Alessandro, un uomo della stessa età di suo padre, nel film sottolinea “cinque mesi meno di te, papà” e addirittura sposato con Claudia, una sempre bellissima Claudia Gerini che interpreta “la donna matura”. Un intreccio esplosivo perché Claudia è l’oggetto del desiderio di Francesco, il nostro personaggio principale, l’analista sosia di Freud, che tutti i giorni la incontra, ma non le rivolge mai la parola e non immagina nemmeno che è lei la moglie dell’uomo che sta con la figlia, tra l’altro fedifrago.
Il soggetto è stato ideato insieme a Leonardo Pieraccioni, tra l’altro in “Un fantastico via vai”, è stato coautore.
E’ un intreccio tipico all’italiana e se andiamo indietro nel tempo nei film di pieraccioniana memoria, non possiamo non trovare similitudini in film come “Ti amo in tutte le lingue del mondo” dove l’intreccio tipico del “romance” è ben sviluppato, uno schema ormai ben collaudato.
Una formula vincente e se vogliamo un film un a tratti “ruffiano”, dove il titolo gioca moltissimo dal punto di vista del marketing.
Il cast è composto da attori ben consolidati, recitazione ineccepibile, mettici pure delle tematiche sociali (omosessualità, disabilità, analisi, ecc) e il gioco è fatto.
Un “pacchetto” assolutamente di alto livello, riuscitissimo, spunto di riflessione e infarcito di significati e rimandi interessanti alla psicologia, anche se un prodotto “all’italiana” che tutto sommato siamo abituati a vedere.
Non trascurabili scene di particolare lirismo e di ottima regia, dove “il sordomuto”, un magistrale Vinicio Marchioni, che prova gelosia inizia ad urlare e in alcune scene raggiunge livelli di particolare poesia, dove s’intreccia l’interazione con il padre, sempre in bilico tra l’analista di larghe vedute ultramoderno e il padre “d’istinto” tradizionale che non deve essere amico dei figli.
Paolo Genovese ha sviluppato una sceneggiatura davvero azzeccata dove il cast funziona inevitabilmente: soprattutto Anna Foglietta nel ruolo della lesbica che tenta di cambiare orientamento sessuale (“l’orientamento sessuale è una cosa seria” ci ricorda la protagonista, parafrasando il padre) e poi chiaramente un Marco Giallini dalla recitazione intensa e profonda.
Sicuramente un film piacevole e consigliato per passare una serata leggera, divertente e riflessiva allo stesso tempo.
E non dimentichiamo una “soundrack cantautorale” d’eccezione a cura di Daniele Silvestri.