Oggi un disco divertente. Oh sì. L’opener “Universe Is Me” è un equo presagio di quello che stiamo
andando a pregustare: i Thomas sono un piccolo universo fecondato da idee bizzarre in continua
evoluzione. Dall’iniziale cool-mood elettronico si arriva all’evidente sferzata della seconda track
verso ambientazioni total-funk (anch’esse gustosissime!) che mi aggradano non poco. Niente male
come inizio. Devono essere personaggi strani questi Thomas…..beh, già il fatto che tra l’anno di
fondazione e la pubblicazione del primo album abbiano aspettato tanto (una cosa come dieci anni,
ricchi però di live performances in ogni dove) la dice lunga sul loro modo di fare e sulla naturalezza
che imprimono ad ogni loro canzone.
Con la successiva “Masturbation”, pezzo allucinato e contorto, mi cominciano un po’ a girare i
coglioni: perchè? Beh, proprio non mi rendo conto di dove ci stia dirigendo la band piemontese.
Capisco di colpo che è un mio limite. Non definiamo l’indefinibile ma godiamolo, ha detto
qualcuno. Saggi ma sfrontati, variabili ma riconoscibili; c’è classe in ogni loro direzione.
Dopo un veloce riecheggio dei più interessanti Simply Red, si cambia ulteriormente pagina con
“Miracolo Italiano”: tribal-funk con accentazioni prog a tratti persino un po’ trip hop.
Fondamentalmente la musica dei Thomas e’ assimilabile ad un lisca di pesce, la cui spina centrale e’
il funk/soul il quale poi si svenuzza in infinite combinazioni, tutte quante veraci, groovose e vissute
al limite dello schizzato. Della serie Franz Zappa is in everywhere.
Anche se la track n° otto mi sembra la sigla di passaggio che usa Mediaset la mattina tra le 8 e le 9
(se non erro), non c’è uno solo brano di “Fin” che mi suoni male. Le sorprese non finiscono in casa
Thomas, signori e signori: il singolo “April Fool” (particolarmente natalizio e del quale esiste
anche un video su YouTube), caratterizzato da un’intensa ripresa microfonica del cardioide che ci
permette di notare persino la lingua che sbatte sui denti del cantante e leader Massimiliano
Zaccone, è un ottimo e lampante esempio di un brano indie-folk anni ’05/10 egregiamente
confezionato.
Una breve apparizione degli ultimi Mando Diao e poi ci salutiamo con l’intensa “When Mr.
Thomas Met Santhe” che chiude questo tumultuoso viaggio sonoro che è “Fin”. Addio inutili
categorizzazioni, i Thomas sono solo belle canzoni senza filo conduttore.
https://www.facebook.com/thomastheband
A cura di Frank Lavorino