Black Francis, noto anche come Frank Black, alias Charles Michael Kittridge Thompson IV, Joey Santiago, David Lovering e Kim deal. The Pixies. Noti ai più per aver scritto l’indimenticabile canzone di chiusura dell’epocale Fight Club, trasposizione cinematografica del romanzo di Chuck Palahniuk; per gli altri, la generazione di aspiranti rocker della fine degli anni ’80, i “folletti” di Boston rappresentarono una vera e propria miniera di idee e soluzioni fino ad allora inedite, di impatto potenzialmente devastante su una intera generazione: i Pixies scrissero la Bibbia dell’ Alternative.
Dopo l’uscita di “Doolittle” (1989) un giovane Cobain decise di ampliare il proprio suono, ed il gruppo che incise “Bleach” (1989), rude testimonianza del disagio della provincia americana anni ’80, si ritrovo tra le mani “Nevermind” (1991), l’album che per molti significò un nuovo modo di intendere il Rock. Per Cobain, devoto lettore dei Vangeli secondo Black Francis, un tributo al genio del quartetto di Boston.
Difficile descrivere l’impatto che il pugno di album pubblicati nel breve periodo di attività 1986-1993 (la band si sarebbe poi riunita nel 2004 ed è tuttora in attività) ha avuto sulla musica degli ultimi 20 anni. Dice Thom Yorke (Radiohead) in merito alla possibilità dei Pixies di aprire per il suo gruppo:
“I Pixies che aprono per noi sarebbero come i Beatles che aprono per noi. Non lo permetterò mai. Sono i nostri eroi” (estratto da “Gouge”, documentario sui Pixies diretto da Robin Mahoney).
Certo è che, ad un ascolto attento, in quasi ogni pezzo riconducibile al Rock Alternativo pubblicato dai primi anni ’90 in poi c’è un pochino dei Pixies. Dopo l’EP d’esordio “Come on Pilgrim” (1987), nel 1988 esce l’album “Surfer Rosa” prodotto da Steve Albini con metodi di registrazione quantomeno “originali”, psicotico e garage fino al midollo. In Surfer Rosa vengono sviluppati i concetti che in Come on Pilgrim erano stati spiazzanti per l’epoca: violenza biblica (conflittuale il rapporto di Black Francis con la religione), incesto, psicosi urbane. Un quantomai bizzarro senso dell’umorismo. Intermezzi “spanglish”. Il tutto condito da un forte senso melodico, volumi inverosimili, cori Hardcore e cantato a squarciagola. Proprio il cantato divenne il marchio di fabbrica dei quattro, grazie alla voce isterica del leader e chitarrista, così come l’introduzione di nuove dinamiche nella forma canzone che avrebbero fatto scuola.
Emblematiche le ispirazioni, dagli Husker Du ai Pere Ubu del tormentato David Thomas, tutt’oggi esempio e mito per Francis, fino ai Jesus and Mary Chain.
Musica bizzarra prodotta da una mente bizzarra, quella del leader che a 21 anni conosce in uno scambio culturale universitario (Antropologia) Joey Santiago in America Latina, e decide di mollare gli studi per seguire le sue vere passioni, l’arte ed il grottesco. Il mezzo espressivo scelto, la musica. I due conoscono la bella Kim Deal tramite un annuncio sul giornale, la quale porta con sé David Lovering: chitarra, chitarra, basso, batteria, tanto basta. E’ il 1986. Da lì, Come on Pilgrim, Surfer Rosa e poi il capolavoro, un album seminale e perfetto in ogni sua sfumatura:
“Doolittle” (1989) è molte cose, ma è più semplice dire cosa non è: banale. I Pixies trovano la loro completa realizzazione negli intrecci chitarristici spiazzanti e imprevedibili, in un suono graffiante e dolce allo stesso tempo, negli splendidi giri di basso della Deal, le urla disumane di Francis, la chitarra “angolare e storta” di Joey Santiago. E poi i testi: Surrealismo (Debaser), suicidio (Wave of Mutilation), sociopatia (Tame), estati hawaiane a suon di surf-music (Here Comes Your Man), morte e religione (Monkey Gone to Heaven). Tutti potenziali singoli, ritmi forsennati, ogni solco trasuda eccentricità. E’ un album di rottura, a modo suo.Sempre Yorke in merito:
“Quando uscì Debaser era come se tutti saltassero improvvisamente sul divano e facessero casino, era, come dire…strano” (“Gouge”, Robin Mahoney).
Proprio Debaser fu uno dei pezzi più influenti, soprattutto l’idea di una linea melodica di chitarra a sovrastare il tappeto sonoro della canzone, cosa che sarà ripresa più o meno da tutti i gruppi pop-rock degli anni 2000 ( ascoltare “The Hell Song” dei Sum 41 per credere).
Dopo Doolittle, i Pixies cambiarono un po’ con “Bossanova” (1990), smussando certi angoli e sviluppando gli arrangiamenti, perdendo parte dell’energia garage in favore di canzoni più strutturate e sognanti. Alcuni pezzi memorabili ( “Allison”, “Velouria”, “Rock Music”, “Havalina”) tante ottime canzoni, i testi rimangono ad altissimo contenuto di interesse e si introduce il tema UFO, da Francis considerato molto romantico.
“Trompe Le Monde” (1991) l’ultimo album. Impossibile per chiunque aggiungere altro alla ricetta perfetta dei primi album, i Pixies tornano alle origni garage senza la spontaneità degli anni ’80, senza colpa. Ciò che ne risulta è un album gradevole e graffiante, ma in linea di massima trascurabile.
Nel 1993 Francis scioglie il gruppo a causa delle liti interne con Kim Deal, colpevole di aver richiesto più spazio per le proprie canzoni. Ottimo talento compositivo, Kim si trovò di fronte l’ego eccentrico del corpulento leader, che quasi mai le consentì di inserire i propri pezzi negli album, ed è un vero peccato. La bassista si rifarà con il suo nuovo gruppo, le “Breeders”, in coppia con la sorella Kelley, che negli anni ’90 andranno incontro ad un discreto successo.
I Pixies si riuniranno nel 2004, riappacificati, ed intraprenderanno una serie di concerti sold out in giro per il mondo che li incoraggeranno a continuare l’avventura ed addirittura a pubblicare nuovi pezzi come “Bagboy” e “Indie Cindy” nel 2013. Ininfluenti ai fini della discografia, ma ottimi per rafforzare la già ottima fama di gruppo “cultissimo” del Rock Alternativo, grazie anche al nuovo canale Youtube “Pixies OfficialTV” sul quale è possibile seguire ogni nuova pubblicazione.
Tuttora in tour, hanno tenuto un energico concerto all’Alcatraz di Milano nel Novembre 2013, trasformando il locale in una macchina del tempo formato anni ’90 ed attirando a sé adolescenti e quarantenni in jeans strappati e magliette old school, riuscendo addirittura a spingere ad un pogo forsennato i fedelissimi sottopalco. Saranno presenti anche al “Rock in Idro” a giugno 2014 a Bologna, insieme ai “Queens of the Stone Age”.
Per concludere, i Pixies hanno rappresentato una vera e propria miniera d’oro per i gruppi che hanno saputo adottare la loro ricetta, spesso smussandola e rielaborandola in modo più o meno personale. Milioni di copie vendute e successo planetario per gli adepti, tanti anni nel culto di pochi per i maestri: questo il prezzo da pagare per l’essere stati così avanti sui tempi e così poco ortodossi. Ma anche l’unico modo per ottenere rispetto imperituro ed ammirazione da parte di quelli che prima o dopo si avvicinano a questa formazione veramente fondamentale.
Recensione di Cosimo Trevisan