P.OZ “2974 Musik for dark airport” (Seahorse recordings,LP+CD+foto)
I P.oz.sono un duo composto da Antonio Bufi e Antonio Lisena,dediti fin dal 2001 ad una musica particolare,che innesta attitudine rock in un contesto sperimentale contornato da un tappeto elettronico di grande fascino.
Questo loro nuovo album è un disco oscuro,ma scorrevole ed altamente interessante:la matrice dark non è presente solo nel titolo (che sembra citare velatamente uno storico Lp ambient di Brian Eno),ma anche nella trama (l’album,difatti,è un concept ispirato all’attentato dell’11 settembre & dedicato a tutte le vittime degli attentati aerei) e negli enigmatici titoli,tutti corrispondenti ad una lettera e che messi insieme vanno a formare la scritta “Dark airport”.
“D1” apre l’album con fare misterioso,tra oscure percussioni glaciali,samples di annunci aerei e melodie soft dettate dai synth,solcate però da squarci plumbei;”a2” è un brano ancora più sulfureo e sperimentale,con un’inquietante vocoder a dettar legge,tra improvvisi lampi elettronici al limite dell’IDM.
Le voglie avanguardistiche del combo non finiscono nemmeno sulla successiva “R3” che amplifica notevolmente le atmosfere scure ed enigmatiche,ed anche “R4” è un tassello estremamente dark,seppur molto più melodico e scorrevole (immaginate dei Krafterk moderni alle prese con un drone ritmato e ipnotico).
“A5” è una sorta di trip hop sperimentale,quasi una visione psichedelica oscura in cui torna la sperimentazione più ardita (fa capolino anche l’onirica chitarra “trattata” di Sergio Altamura);”I6” è,per contrasto,un brano a suo modo orecchiabile e jazzato (complice il clarinetto di Lillino Salvemini),ed è anche la traccia che si avvicina di più alla forma canzone,in un certo senso.
“r7” è un bellissimo segmento di ambient “progressiva”,in cui è il pianoforte ad essere in primo piano,mentre gli inquietanti samples segnano una sorta di continuità con i brani precedenti (e anche un tocco “disturbante”,insieme alle venature electro-noise che solcano morbidamente la traccia).
“p8” è pura sperimentazione elettronica che sa anche essere ballabile a tratti (e sempre godibile);”09” uno dei migliori brani del disco (anche qui ritorna la forma canzone),che mescola nuovamente ricordi progressivi,accenni jazz e ambient in maniera spiraliforme e affascinante (bellissima la melodia del piano,così come il solo di Salvemini,davvero elegante).
“R10” è inquietudine cangiante e psichedelica,inframmezzata da intereferenze elettroniche minimaliste,e dalla chitarra orientaleggiante di Altamura);”T11” estremizza il concetto,presentando un drone magnetico e fumoso,dalle sonorità volutamente disturbanti,che non sfigurerebbero nella colonna sonora di un thriller psicologico.
“DA 2974” è il finale notturno,con il pianoforte protagonista assoluto (con qualche sussurro vocale inquietante di sottofondo),memore di reminiscenze “a-la-Satie”,virate però in scuro,tra minimalismo (che si riflette anche nelle comparsate chitarristiche e fiatistiche) e improvvisi samples immersi nella paura.
Un album riuscito che sa ammaliare con le sue trame misteriose:una volta entrati dentro le trame sofisticate del disco,non potrete più farne a meno.
P.OZ:quando l’elettronica diventa poesia raffinata e oscura.