A cura di Francesco Lenzi
STEFANO MORELLI & MARCO MATI “Split” (lapidarie incisioni, Split cd)
Il disco di cui vi parlerò oggi è curioso:anche perché si riallaccia ad una tradizione “vinilica “importante, non solo per la confezione che ricorda un vecchio 12”, ma anche perché – come succedeva una volta-viene diviso in due parti,come se “esistessero” un lato a e un lato b anche nel cd;poi,come ben ricorderanno gli appassionati di vinile, gli split erano quegli EP divisi tra due artisti-o due gruppi-una sorta di “collaborazione” in cui i fan dell’uno scoprivano l’altro artista,e viceversa,oppure si scoprivano due artisti al prezzo di uno.
Premessa iniziale finita, ma doverosa per cominciare: adesso andiamo a parlare direttamente di questi due artisti.
Il Lato A è affidato a Marco Mati, un cantautore milanese che affonda le sue radici nella black music e quindi nel soul: ed è davvero
l’ “anima” a trasparire nelle sue canzoni, evidente fin dall’iniziale “Out of my hands”, con un mood rigoglioso e “vero”, solare, che pare uscire dalla grande tradizione “soulful” degli anni ’70.
“Diamonds & Gold” è un R&B dalle venature funk e rock,succoso e melodico quanto basta per essere accattivante; non solo la voce di Marco è personale e ricca di feeling, ma anche la band sullo sfondo non è da meno, con le proprie ritmiche ficcanti.
“Nuda” è l’unico brano cantato in italiano da Marco e sposta le atmosfere su una ballata acustica e rarefatta, molto ariosa e rilassante; è un attimo introspettivo per ricaricare le batterie, che svela un lato più intimista di Mati,con innata poesia (“Da solo non so leggere le note dentro l’anima/ che tu rendevi musica”).
“Don’t look back” si ricollega idealmente alle radici “roots”, un brano godibilissimo e solare, perfetto per l’estate; e la medesima atmosfera carica di positività si ritrova nel reggae di “Precious”, che vede ospite Charley Anderson.
Il “lato Mati” si chiude con “Septmeber comes”, un altro brano fresco e diretto, molto all’americana, che strizza l’occhio anche alle sonorità acustiche alternative melodiche,ma sempre con la melodia ed il tocco soulful che caratterizza il suo autore.
Il “lato b” è affidato a Stefano Morelli, un cantautore napoletano ,”zingaro” nell’animo, come si percepisce dalla sua bio: il suo continuo girovagare, fare viaggi, è l’input che dona alle sue storie quella veridicità che molti altri autori si sognano.
La sua “parte” inizia con “Cielo senza nuvole”, una sorta di blues cantautorale indolente e notturno che non nasconde una sottile, ma raffinata ironia; il “viaggio” è sempre al centro dei pensieri di Stefano (“chiudo la valigia e vado in alto/ma il mio cielo adesso in basso è il mio mare/ e non posso non guardare”), che racconta appunto dal punto di vista di un instancabile viaggiatore quale lui è (Partecipano al brano Claudio Domestico e Dario Sansone).
“Te vulesse” è un attimo introspettivo e struggente (un po’ quello che è “Nuda” per Mati,all’interno del disco), delicato ed acustico, che evoca dolci emozioni; ”Colors” è un altro tassello color pastello, morbidamente elegante, che si riallaccia al folk rock alternativo americano come attitudine, ma è al tempo stesso molto originale e rilassante.
Anche “The river” continua su sentieri acustici e rarefatti, estremamente evocativi e poetici, con una sottile malinconia, così come la successiva “Mi lascio navigare”: torna la metafora della navigazione e del mare (presente anche-a sommi capi-nell’introduzione), con la bella voce di Stefano su uno sfondo chitarristico che commuove e distende; le parole sono pura poesia (“la mia barca naviga verso la tempesta/non posso fermare il mare/non posso cambiar rotta/non posso fermare il mare,mi lascio navigare”) che si lascia “interpretare” in vari modi (anche se la sfera emotiva personale è-a mio avviso-quella più probabile).
“The other side” chiude degnamente il disco con il suo mood malinconico e struggente,che si riallaccia un po’ alle precedenti tracce si Stefano,ma con un fare ancora più crepuscolare e sempre rilassante, armonioso.
Questo split, in un certo senso, è “speculare”: i due cantautori è come se si osservassero e si mettessero a confronto (e a nudo, nella loro poesia): ed ascoltando il lavoro nella sua interezza, ci si accorge di come i due non siano affatto lontani come modo di vedere le cose (Più black Marco come attitudine,più introspettivo Stefano,ma hanno comunque molte cose in comune,anche un certo mood o modo di osservare la realtà).
Lode quindi alla “Lapidarie incisioni” per questa ottima iniziativa di mettere insieme due interessanti cantautori: un esempio, davvero, per tante label e non solo!