MANO “la pulce nell’orecchio” (La sete dischi,free download)

Vi ricordate della Fame dischi? Certo che sì! Ne abbiamo parlato a più riprese anno scorso,di tutti i suoi interessanti musicisti e delle belle uscite legate ad essa.

Oggi la fame raddoppia…In che senso direte voi?

Bene,è nata “la sete dischi”,sorella gemella della label,con la differenza che in questo caso le uscite sono solo in rete ed in free download (senza supporto fisico,quindi):a parte questo,però,la qualità rimane sempre alta e fedele agli standard a cui ci ha abituato in passato.

Questa premessa era doverosa,perchè il disco di Mano,nuovo interessante cantautore,è anche la prima uscita della “sete”:MArco Giorio è il suo vero nome,ed arriva a questo esordio,dopo alcune esperienze fatte all’interno di svariati gruppi.

“Distanza perfetta” apre il lavoro con un fare chiaroscuro,tra belle chitarre slide e arpeggi riflessivi;anche le liriche riflettono questo mood introspettivo (“ci piace scannarci come bestie/e intanto la giostra continuerà a girare anche senza di noi/che nel frattempo ci siamo odiati”).

“La mia vacanza “ è una sorta di canzone d’amore inususale e originalissima,dalla trama agrodolce (“ma io non posso restare sulla tua porta a ragionare anche quando nevica”) e dalla melodia irresistibile (e perfino un po’ di sottile ed amara ironia).

Un ghigno sarcastico traspare in controluce anche su “Cosa ne direbbe Freud”,un altro brano originalissimo,in cui  spunta perfino un po’ di lieve elettronica,appena accennata:il protagonista ama le storie d’amore “complicate”,ma c’è naturalmente una sofisticata ironia tra le righe.

“Inquieto esotico” è un perfetto esempio di cantautorato rock moderno:chitarre darkeggianti e un ritmo quasi sornione,da siesta,ma virato in scuro,con un po’ di disillusione (“oggi non penso più/a tutte le battaglie che ho perso e che perderò/perchè è proprio così che andrà a finire,lo so”).

“Accademico però” si riallaccia alla grande tradizione dei cantautori ,con un mood che ricorda da vicino Paolo Conte,e che spezza un po’ l’atmosfera dei precedenti brani:ma anche questo stile viene “riletto” in maniera particolare dal nostro (e lo dice perfino,ironicamente,nel testo:”questo pezzo è un po’ così/Sembra scritto quasi da un altro cantante/accademico,però/te lo dico tocca un bel tasto dolente”);”Quel tono un po’ da prof” è adornata da una splendida chitarra classica spagnoleggiante,mentre il testo racconta sempre un racconto sentimentale,ma visto da uno sguardo inedito,mai sentito (“sarà la montatura degli occhiali da persona interessante/una donna intelligente,così seria,va temuta/non so se mi fai più paura tu,o il tuo titolo di studio”).

“I miei nuovi amici”-introdotta da solcature psichedeliche-è un altro importante tassello dell’arte di Mano,che indaga su storie inconsuete;forse il mio brano preferito del disco,ancora una volta un episodio originalissimo (in cui tornano un po’ di beat moderni,mescolati alla bella andatura acustica della canzone).

Umbratile-ma al tempo stesso orecchiabilissima- “La parlantina”,una sorta di “quasi rap” (“potevo fare dischi con miliardi di parole(…)potevo andare a fare le serate col dj/invece cos’ho fatto?Mi son fatto i cazzi miei”),in cui torna un po’ di sarcasmo intelligente,che prende di mira anche gli artisti stessi,oltre che i sedicenti giornalist e le “Major”:una canzone illuminante,tra le più belle sull’argomento,in quanto tocca un argomento che conosco bene e da vicino (la difficoltà di fare il musicista in Italia).

“Inciampa” è una canzone dal ritmo inconsueto,dal sapore alternativo (che non è certo scelta a caso come definizione);è un pezzo più riflessivo ed introspettivo,quasi onirico nel suo curioso incedere;”Grande provincia” è un’altra osservazione pungente (“come si vive nella grande provincia/dove tutto comincia?”) dal sound rarefatto e scintillante,armonioso.

“Notturno al ralenti” è la notturna traccia finale,dal sapore inquieto (“sul cuore ho una colata di cemento/e in testa un’ossessione/in mezzo a tutti i tuoi buoni consigli”).

Un grande esordio ed un cantautore per cui la parola “originalità” ha davvero ancora un senso:difatti Mano scrive bei pezzi inconsueti e dotati di una loro poesia,con melodie che si piazzano in testa,e liriche che fanno pensare e riflettere sulla realtà che ci circonda (che non è necessariamente il mondo,ma noi stessi).

Un eccellente primo capitolo,quindi,sia per la Sete dischi(che conferma la validità delle sue uscite,seppur “parallele” all’etichetta “madre”),sia per il suo autore,da tenere assolutamente d’occhio!

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