Prima di ascoltare il disco, faccio le mie consuete ricerche in rete.
Ho sete di notizie, voglio sapere di più sul gruppo, quindi cerco su Google, Facebook, Youtube, Spotify.
E insomma, trovo una piccola pagina Facebook, un sito web, molto suggestivo dal punto di vista grafico. Ma le notizie biografiche?
Probabilmente ci sono da qualche parte, ma io mi metto anche nei panni dell’ascoltatore medio che vuole trovare tutto e subito ed è già tanto che dedica totale attenzione ad un progetto, fatta eccezione per gli addetti ai lavori, che in teoria, dovrebbero.
Su Youtube c’è abbastanza, su Spotify niente.
Ad ogni modo, clicco play e inizio ad ascoltare senza sapere molto anche se la copertina è abbastanza eloquente: il genere è senza dubbio “death metal” e già la parola death la troviamo nel titolo: la vita appartiene alla morte!
L’ambientazione sonora è inequivocabilmente e piacevolmente infernale.
Suoni curatissimi, un growl vocale assolutamente di spessore, capace di incutere sensazioni di annichilimento e devastazione profonda.
In altre webzine si sostiene che non si tratti di “growl”, sinceramente non saprei come definirlo diversamente ; credo che in ogni caso renda l’idea.
Cenotaph è un intro molto spettrale, una lenta discesa negli inferi dove delle chitarre distorte “si accordano” come se fossero dei violini in un concerto “satanico”.
La voce scandisce gravosa (probabilmente) anatemi con fare recitativo e solenne, il tutto dura poco più che un minuto e mezzo.
Con Against worms ci si lancia ad una velocità sfrenata, probabilmente si superano i 200 bpm e se sfrecciassimo per la strada ascoltando la musica degli Oylokon probabilmente non riusciremmo a non fare i 200 km/h, musica sconsigliatissima per guidatori diligenti, ma assolutamente raccomandata per gli amanti del genere che sicuramente apprezzeranno.
Già a Perpetual prayer , il mio gatto nero Lost è scappato, si è spaventato a morte, ranicchiato nell’angolo più remoto dello studio.
Avrà visto forse delle strane presenze? Eh si, sembra che gli animali le percepiscano…o questo brano così “esoterico” abbia davvero richiamato presenze infernali?
Scherzi a parte, ad Audiofollia stiamo apprezzando molto questo disco, così mortalmente energico, possente ed esplosivo.
Le chitarre distorte sono un piacere, come il rombo di una motocicletta che accellera ai limiti del possibile. Verso la fine si martella come se si giungesse alla fine di un rito violento dove la devastazione raggiunge il suo apice più cruento.
Mass perfection è un tritacarne sonoro che macella indecisioni e buonismi musicali, senza pietà e con una rocciosità tendente ad infinito.
Con Dry the sea poco di nuovo, se non il rincorrersi delle chitarre tra un growl e l’altro e le ritmiche che più spinte di così, probabilmente non si può; nulla da invidiare a gruppi come i Cannibal Corpse.
Stranamente si rallenta in The black at my back con un sound che ricorda vagamente i Rammstein se il “cantato” fosse in tedesco. Un’ottima svolta i cambi di tonalità repentini e anche le variazioni della batteria.
Un brano un po’ fuori dal coro Pick up your head , un po’ alla Black Sabbath come intenzioni, con la chitarra che compie tetri disegni melodici come cornice alla voce.
Next death : che sia un brano “pop” con quell’intro più leggiadro del solito?
Scherziamo, già dal titolo si ribadisce la morte. E ancora morte.
Finalmente un brano in cui l’arrangiamento si fa più minimale, non troppo pieno, si sentiva la necessità e il riff di chitarra che si ripete dà una personalità al brano assai distintiva e d’impatto.
Prima della metà del brano si raggiunge quasi il tempo di “ballata” , ma metal ovviamente…e il ritornello si fa assai arioso con un bel giro di accordi che si ripete, tipico della “forma canzone” vera e propria.
Ma gli Oylokon non si smentiscono e con Between my teeth riprendono il discorso iniziale, quello del “tritacarne sonoro” e ci piace perché avevamo preso una pausa con le ballate death metal dei brani precedenti.
Non mancano delle trovate un po’ “crossover” alla Korn in alcuni punti, pause, cambi di tempo, stacchi e macelli musicali perfettamente organizzati, vincenti.
Thornless è un colpo di testa, un intro cinematografico, addirittura degli archi (tastiere) che fanno comparsa per la prima volta, qualcosa tra Tool e Crematory.
Godfree apre con un growl isolato a cappella per poi dare il via a tutto ciò che serve per un brano death metal con tutti i suoi connotati a posto.
Gli Oylokon sono un grande gruppo che potrebbe far parte senza problemi degli ascolti preferiti da parte dei fan di gruppi come i Deicide, Immolation, Suffocation, Cryptopsy, Hate Eternal, Slayer o Vital Remains, magari qualche volta con un suono anche migliore dei blasonati paragoni!