laMalareputazione “Panico”(Altipiani factory)
laMalareputazione(si scrive esattamente così,e la band ci tiene a ribadirlo) sono una band romana nata nel 2005 e composta da Federico Gaeta(chitarre,voce),Stefano Cozza(chitarre)e Martina Tiberti(basso;ma nel disco suonano partecipano anche Matteo Scannicchio alle tastiere e Carlo Ferretti alla batteria).
“Panico”è il loro secondo album,che arriva dopo 6 anni dal primo cd:il lavoro in questione è un disco accattivante ed una sorta di concept legato alla paura,come si può capire dal titolo.
Non un tema unico in senso stretto,ma un comune denominatore che lega tutti i brani del disco,legati appunto al”panico”,visto come una forza che incombe nella vita di oggi giorno,e che condiziona le scelte di noi tutti….ma addentriamoci nell’ascolto del disco.
Dopo una breve introduzione strumentale affidata alla title-track(tra chiaroscuri psichedelici e sottili venature progressive),veniamo catapultati sull’atmosfera umbratile di”Balla(la canzone della vita”),un brano melodico e riflessivo,che unisce influenze cantautorali ad un mood decisamente rock,adornato da liriche decise e personali(“balla,adesso che tu sai distinguere ogni giorno da questa sola notte”)che indagano sulle difficoltà quotidiane e le contraddizioni che incontriamo nel vivere la nostra vita,in un continuo alternarsi di momenti belli e non.
“La folle corsa”è il primo singolo estratto del disco,ed accorpa in maniera decisa melodia e chitarre robuste,tra alternative e hard :il titolo sta a rappresentare la follia dei veloci nostri tempi,e di come tutto questo rincorrere e “fuggire”per raggiungere non si sa cosa,faccia perdere di vista gli obiettivi principali dell’esistenza(“se di questa triste lotta/tu sei pura militanza/vedi amore è resistenza/al vuoto del paese”).
“Ora che è semplice” parla d’amore in maniera non banale e di come esso possa essere la chiave di tutto(“annulla tutto ciò che è utile/rigenera il tuo fiato ora che è semplice”)che può sconfiggere anche l’ottusità e la vuotezza della”materialità”:è un brano più malinconico,ma allo stesso tempo solare,con la melodia in primo piano(si tratta sempre di nobile pop rock dalla matrice”alternativa”).
Il trio è molto personale nel descrivere situazioni e storie,ed ecco arrivare così “odio l’estate”,un brano dalle riminiscenze vagamente sixties(traghettate però ai giorni nostri e nella tipica atmosfera rock del gruppo):un racconto di una storia tormentata che vive il suo apice in estate,ma che nonostante tutto riesce a sopravvivere tra alti e bassi(“fammi leccare le tue labbra al sole/di questa estate volgare/quanto dolore dovrà sopportare/l’estate senza lo splendore che siamo io e te”).
“Irene e il suo cavallo”è un brano più introspettivo e dalle sottili crepe grunge/hard rock(senza mai rinunciare,però,alla melodia e alla forma canzone):è la descrizione di un sogno,una metafora dell’infinita lotta tra bene e male,e di come questi due elementi possano essere talvolta involontariamente complementari(“ed è capacità di dominare/tutto insieme il suo splendore/la voglia che non sa più ritrovare/nello stomaco il suo dolore”),due facce della stessa medaglia(Irene simboleggia la “pace”;il cavallo”la guerra”).
Una ballata calma ed essenzialmente acustica è”Conosco il tuo segreto”,una canzone sull’incapacità di scegliere(“vuoi la fretta dell’accordo di Marrakech?/o vuoi la grazia dei film di Jean-Luc Godard?”),ma la soluzione probabilmente sta nel non preoccuparsi eccessivamente e nel prendersela comoda(“ma tu siedimi accanto/e anche questa acqua perderà/tutto quel sale che brucia sulla pelle lesa”),rimanendo uniti.
Che laMalareputazione sia una band speciale ormai è un dato di fatto:lo si capisce non solo dalla capacità di scrivere brani memorabili,ma anche dalle citazioni colte che il trio ama mettere nelle proprie canzoni(anche il nome stesso del gruppo è ispirato a George Brassens).
Non è quindi un caso che compaiano ben due brani ravvicinati dedicati al pittore Amedeo Modigliani,”Il talento di Modigliani”e”Parigi”:la prima è un breve e conciso frammento sonoro decisamente al passo coi tempi,dalle iniziali cadenze hip hop che si tramutano in un rock moderno man mano che il pezzo si evolve;la seconda è invece più “complessa” e narra del particolare rapporto che aveva il celebre pittore livornese con la città francese in maniera evocativa e poetica(“Parigi è il primo tra tutti gli equivoci/annienta gli oroscopi /e il sangue trasforma”),il tutto come sempre a suon di rock.
Chiude il disco in maniera emblematica”La parte più sana”,che descrive il percorso per ricostruire lentamente la propria vita,una sorta di ancora di salvataggio,una porta dorata sul quale affacciarsi positivamente sul mondo,schivando la negatività(“è un lavoro lento/non sai quanto costante/non affondare in questo male”)….è la mia canzone preferita del disco,una bellissima canzone che commuove ed emoziona con la sua struggente melodia.
Un ottimo album per un’altrettanto eccellente band,che sa scrivere delle canzoni accattivanti senza ricorrere a stereotipi o a situazioni abusate;la loro costruzione armonica è,difatti,sempre melodica e rock,ma mai banale,ed il continuo alternarsi tra la potenza chitarristica(mai troppo esagerata,ma sempre ben salda e presente)e la poetica antabilità(complice la bella voce di Federico)è uno degli ingredienti salienti del gruppo…..
Sono sicuro che ne sentiremo parlare ancora,e che la band sia destinata ad un sicuro successo:ascoltare per credere!