A cura di Francesco Lenzi

INCOMODO “Un po’ di silenzio” (autoproduzione,2013)

Oggi vi parlerò di una band veramente forte,gli Incomodo,attivi dal 2007 e giunti recentente al disco d’esordio,questo “Un po’ di silenzio”,uscito già da un po’ di tempo in verità.

Quello che colpisce subito del sound del gruppo è la bravura nello scrivere canzoni con un’impronta decisamente personale che affonda le radici nel post grunge ed in certo rock alternativo,naturalmente rivestito in un’ottica del tutto nuova e tirata a lucido.

L’album si apre con l’enigmatica “Mescalina” dal breve testo (“cerco un Dio disabile per me/che non abbia le mani”) che invita a diverse chiavi di lettura:le chitarre sono taglienti,la voce grintosa e la sezione ritmica implacabile….è una visione grunge diretta e sporcata di ricordi onirici,ma non troppo.

La title-track arriva subito dopo ed è un rock energico e graffiante,dall’andatura tipicamente “alternativa”,attraversata da struggenti chiaroscuri:anche stavolta le liriche sono misteriose e si prestano a più interpretazioni (“sai come ti vorrei?Frocio più che mai/certo sempre che tu voglia dare di più”),sposandosi magnificamente alla melodia scintillante;probabilmente un invito ad essere sé stessi,a dispetto di tutto e tutti.

“L’ignavo” continua a scavare nel profondo,con la sua melodia che dà veramente i brividi:è una bellissima ballata elettro-acustica ( impregnata di “mal de vivre”) che sa commuovere (“così vivrò,solo/sicuramente sa ma dice ancora “No,la cura mi fa male”);anche stavolta musica e parole si combinano in maniera scintillante e meravigliosa.

“Sensi di colpa” è una canzone più rarefatta,una sorta di blues darkeggiante e personalissimo che indaga sulla sfera personale (“sensi di colpa torturano me/l’istinto tradito è fuori di sè”),con qualche tentazione velatamente psichedelica;”In fede infame” invece torna su sentieri distorti e laceranti,che tengono presente la lezione della scena di Seattle….e le parole sono anch’esse taglienti come lame (“Chi prima incula avrà fortuna”) e cariche di disillusione.

Ma l’album è un po’ un caleidoscopio coloratissimo di idee e di umori ed ecco arrivare un momento più rilassato,”Alice” (anche se non si fa mai a meno di chitarre arroventate):una delicata canzone poetica (non esente però da robustezza sonora) che evoca una figura femminile sfuggente eppure fascinosa.

“Ora non mi va” è un conciso brano dal sapore punk rock,mentre-per contro-”E’andata così” è una morbida ballata acustica che per un momento si allontana dal furore dei precedenti brani,ma indaga ancora su ferite personali con particolari interrogativi (“ma rinunciare all’errore di imparare,cosa vale di più?”) e con qualche riminiscenza lontanamente progressiva nel sound.

“Luen” è un altro bellissimo tassello agrodolce (“non vedi più Luen,”Immagina” e sarà sempre così per me”),tra potenze e melodia catchy (una caratteristica fondamentale nel sound del gruppo,che li avvicina al modus operandi di formazioni come Nirvana e Verdena);”Sai ti dirò” prosegue su sentieri elettro-acustici e si riallaccia alle precedenti “ballate”,ma con un taglio ancora di più “emozionale”,tra riflessioni personali ed un tocco di pessimismo (“non spero nel buon senso se Dio non è affetto dal rimpianto”)…Il finale è una cavalcata dal sapore deciso e di grande spessore strumentale (prima di riallacciarsi brevemente alla melodia tenue e acustica dell’introduzione).

“Myagi’s little tree” è l’unico brano cantato in inglese,ed è un brano molto particolare,che pare mescolare ricordi post punk e attitudine indie/grunge:una scheggia impazzita e nervosa,tesissima nel suo incedere ma che non rinuncia ad un certo flavour melodico….E nel finale,un cambio di tempo insolito che sembra miscelare insieme attitudine rock & roll e visionarietà;e così si chiude l’album.

Davvero un ottimo esordio per questo quartetto di Lecce (ricordiamo i musicisti:Federico Carlò-voce,chitarra e autore dei brani;Roberto Civino-chitarra;Ivan Pagano-basso e Michele Ruggiero-batteria):un’ottima verve nella composizione ed un’intensità credibile ed incredibile nel suonare queste “creazioni”….

Una band da seguire,che farà la gioia degli estimatori di un certo tipo di sonorità (me compreso,che amo particolarmente un certo sound):qui c’è tantissima sostanza,ed una bravura notevole sia nella cura del sound sia nella scrittura,che rende indimenticabili queste canzoni…Bravissimi davvero

Ah,dimenticavo:l’album si può scaricare gratuitamente su Jamendo.

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