A cura di Francesco Lenzi
CORAZZATA VALDEMONE “Avanguardia rumorista “ (Ufa muzak,limited edition)
Corazzata Valdemone è uno dei più prolifici e caratteristici progetti industrial del nostro paese:nato nel 2003 dalla mente di Gabriele Fagnani (già con i Kannonau),dal 2007 ha cominciato a produrre stabilmente tutta una serie di dischi divenuti di culto nell’ambiente per la particolare proposta sonora.
In realtà nella musica della Corazzata,non c’è solo industrial,ma coesistono anche alcuni rimandi “neo-folk”,uniti alla sperimentazione noise;tutto questo è condito da un immaginario “forte” e provocatorio a livello iconografico e lirico,una caratteristica “estrema” che-a ben vedere- lo accomuna ad altre formazioni “storiche” della suddetta scena,anche se nel caso della Corazzata,il tutto è ancora più personale ed evidenziato……quest’ultimo aspetto è stato talvolta criticato aspramente e ha fatto discutere,ma a me francamente interessa solamente la musica ed è di quella che parlerò.
“Avanguardia rumorista” è il decimo capitolo targato Corazzata Valdemone (undicesimo se contiamo anche una raccolta in free download che metteva insieme alcune incisioni ormai irreperibili da tempo) e vede Fagnani in piena maturità artistica ed in costante evoluzione stilistica:riallacciandomi difatti a ciò che dicevo poco fa,oggi la sua musica non è forse solamente più possibile “etichettare” come industriale,appunto perchè gli ingredienti-col tempo-si sono fatti variegati e molteplici….Ma veniamo al disco,che vede anche tutta una serie di ospiti arricchire talvolta il sound della Corazzata…..
L’album si apre con “Gorizia”,la tradizionale ballata folk che in questa versione acquista un’andatura spettrale dal sapore antico:collabora la band black metal degli Art Inferno (anch’essi provenienti dalla scena messinese).
“La preghiera della madonna del manganello” è un brano dalla struttura dark ambient,in cui un inquietante tappeto sonoro rivela sottili stratificazioni noise mai troppo esasperate,unite ad antichi canti gregoriani e alle frasi “sussurrate” e filtrate della preghiera stessa del titolo (partecipa alla realizzazione Deviate Damaen).
“Invicta” è un altro segmento scurissimo,venato di schegge belliche:l’andatura “marziale”-uno dei trademark della Corazzata-è evidente,ma allo stesso tempo più evoluta che in passato,e-se vogliamo-ancora più cupa e minacciosa nel suo incedere quasi “orchestrale”.
“A new force for an old ideal”-con la partecipazione di Siegfred-è una traccia più riflessiva e plumbea:siamo dalle parti di un dark folk solcato da interludi minacciosi e da samples militari che ne accrescono l’inquietudine sonora;la chitarra acustica scava nel profondo,unitamente alle orchestrazioni dei synth sullo sfondo…..
Nella corrosiva“Eternal faith”,per contro,tornano sonorità più sperimentali ed è qui che i tratti industrial noise della Corazzata riemergono in evidenza;anche ”Mother of death”continua un po’ su questa linea,ed è difatti un altro brano nero come la pece,in cui alcuni “samples” d’epoca mandati in loop,lasciano presto spazio alla consueta andatura marziale,evocativa,una macchina da guerra perfettamente costruita per incutere timore:non vengono tralasciati però dei richiami ambient sullo sfondo,che spostano il tutto su un’atmosfera a tratti più meditativa.
“Il testamento” è un altro frammento avanguardistico arricchito da un reading ipnotico e dalla presenza di Frangar;il disco si chiude con due marce funebri tradizionali,la tedesca”Ich hatt heinen kameraden” (dai toni epici) eseguita insieme agli Art Inferno e la nostrana “Marching for God” (di matrice sicula,ma riarrangiata anch’essa con fare maestoso)-con ospite L’effet c’est moi-che mi ha riportato alla mente-come arrangiamento-un brano del primo album dei Borknagar (ovviamente,è solo un gioco di rimandi,perchè la personalità di Fagnani è inedita).
Dunque,questo lavoro vede la Corazzata Valdemone-come dicevo poc’anzi-in piena maturità artistica:levigate alcune asperità dei precedenti lavori,ma al tempo stesso rimandendo coerente con le proprie radici,questo lavoro si presenta come un album di più ampio respiro.
Questo non significa che sia un lavoro per tutti,però è sicuramente più “aperto” di quelli passati ed in grado di essere apprezzato anche a chi non è avvezzo solitamente ad un certo tipo di sonorità:se è pur vero che è il pubblico della scena sperimentale è quello a cui si rivolge in primis il disco,è altrettanto vero che le tracce in esso contenute sono in grado di affascinare anche un pubblico più ampio,dalla mentalità aperta e senza pregiudizi;e non vedo proprio perchè non dovrebbe.
Piccola nota a margine-ma importante: l’album è uscito in edizione limitata di 500 copie.