BLESSED CHILD OPERA”The darkest sea”(Seahorse recordings)

Oggi vi parlerò del nuovo capitolo targato Blessed Child Opera,il sesto per l’esattezza,che è uscito lo scorso ottobre per la Seahorse Recordings.

Il gruppo continua il suo particolare discorso musicale con maestosità e lucidità creativa;e difatti”The darkest sea”è un ottimo disco,compatto e diretto,dalle atmosfere misteriose e ombrose,ma allo stesso tempo ricche di sfumature.

Ad accompagnare il leader Paolo Messere (voce,chitarre,basso,banjo,elettronica e principale compositore,oltre ad essere il deus ex machina dietro alla stessa Seahorse recordings per la quale il disco è uscito) troviamo oggi Carmelo Amenta (di cui ho recensito l’ottimo ultimo lavoro solista settimane fa;si alterna con Paolo alle chitarre-sia acustiche che elettriche-e al basso,oltre che ai cori) e Marco Scirè (batteria,percussioni).

Il disco si apre con”I had removed anything”,dall’atmosfera scura e notturna:un certo spleen pervade il brano,che alterna dinamiche rarefatte a improvvisi lampi elettrici,il tutto condito da una melodia dark ma elegante.

“Misunderstood”,subito dopo,è una ballata umbratile dai contorni acustici(ma non esente da una fascinosa coda quasi psichedelica,in cui ritornano suggestioni cariche di elettricità):il mood rimane legato all’introspezione(sia nei testi,che nel riflettersi di essi nella musica),ma c’è anche un certo feeling”rilassato”,soprattutto nella melodia del ritornello.

Più mossa”Blindfold”,dalle avvolgenti spirali chitarristiche e dal cantato riflessivo e malinconico;”A lazy shot in the belly”mescola strofe che sanno di folk rock onirico ad un ritornello corposo:le emozioni non mancano di certo,difatti la canzone è molto intensa nell’alternarsi delle dinamiche….

Il continuo gioco di chiaroscuri riappare su”In the morning(I do upset my plans)”che alterna una prima parte più luminosa ad un finale più scuro,ma venato di psichedelia(riletta in maniera personale);di”45,near the sea”,una ballata impreziosita da toni”blues”(complice anche una suadente chitarra di sfondo,”accarezzata”con lo slide), è stato tratto anche un suggestivo video diretto da Mel Lebret,che amplifica le”immagini visionarie” suggerite dalla canzone stessa(potete gustarvelo qui: http://www.youtube.com/watch?v=rjixuAb6v0U ).

Ma il disco vive anche di altri momenti:ed ecco arrivare un titolo come”You can’t teach me how to change my life”che suona un po’ come un manifesto,un invito a essere sempre sé stessi;è una canzone più diretta,ma senza rinunciare al tratto”darkeggiante”tipico della band,così come alle cangianti atmosfere psichedeliche,che tornano a metà brano per sfociare nell’intenso crescendo finale.

“I look at you(but I always know your answer)”è una sorta di moderno e personale dark blues onirico che fa leva su amari ricordi personali;”Friends faraway” è una ballata pacata e struggente,dai toni raffinati e più “solari” del solito,specie nel ritornello,accattivante e melodico(la batteria è suonata in questo caso da Matteo Amelli).

Chiude il disco”December wind”,un bel pezzo rock,sempre su toni enigmatici e misteriosamente meditabondi(ottima ed inconsueta la linea di basso,volutamente straniante,così come le chitarre che sanno come scaldare l’atmosfera con i loro intrecci);il finale è un’inedita cavalcata psichedelica in cui affiorano parti elettroniche inconsuete(opera di Giuseppe Barbera)

Quindi,un ulteriore interessante capitolo per questa band che si rinnova pur rimanendo fedele a sé stessa e al proprio sound:un disco molto raffinato e rarefatto,che farà la gioia dei palati più esigenti in ambito di “alternative rock”…..Io intanto torno a gustarmelo nuovamente,pezzo dopo pezzo,mi auguro che voi facciate altrettanto!

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