HOT HEAD SHOW”Perfect”(RBL/Tentacle Entertainments)
Gli Hot Head show sono un trio inglese formato da Jordan Bennett(chitarra,voce),Oz Browne(basso,voce)e Betamax(batteria e voce) e arrivano al secondo disco,dopo un primo esordio a lunga durata(“the Lemon LP”), un EP e numerosi live in giro per il mondo.
La loro musica è di difficile catalogazione,ma dotata di quella folle verve che ti fa rimanere inchiodato all’ascolto:non è un caso che Les Claypool dei Primus sia il loro più grande fan,e li abbia voluti come”supporters”nel tour europeo e americano della reunion del suo gruppo.
E un po’ di quella schizofrenia tecnica e ironica cara al gruppo di Claypool si ritrova anche negli Hot Head show:ma,ovviamente,i tre non sono dei replicanti,perchè mescolano un sacco di influenze diverse in un calderone che loro definiscono”avant bag”.
”Kansas”,che apre il disco,non sfigurerebbe nel catalogo dello Zappa dei primi anni ’80,con i suoi cori allucinati e i suoi stop and go al rallentatore,che vanno di pari passo con accellerazioni,cambi di tempo improvvisamente briosi e “latini”e deflagrazioni quasi noise e avant-rock,tra sperimentazione,ironia e volontà di rompere qualsiasi schema.
“Bethany”,invece ha un’atmosfera più rilassatamente pimpante e “Seventies”,e anche stranamente orecchiabile;come sempre l’assurdo e il sorriso sulle labbra sono al centro dell’universo musicale degli Hot Head show,ma senza tralasciare l’impeccabile assetto tecnico,con parti funkeggianti che si alternano ad improvvise sequenze distorte e acide.
Finale affidato ad improvvisi ed imprevedibili cambi di tempo,sempre dettati dal buonumore e un feeling da “fusion”.
“Bang now”è una sorta di destrutturazione del rock&roll,con scale orientali,accellerazioni folli ed improvvise,distorsioni metal,stacchi jazzati e chi più ne ha,più ne metta:qui l’abilità tecnica si fa ancora più evidente,senza mai stancare però,anche perchè la follia sonora è talmente imprevedibile e perfetta che è impossibile annoiarsi.
Come in un videogame,gli hot head show corrono all’impazzata,rimescolando in tavola le loro molteplici influenze,ad una velocità incredibile….quasi una sorta di “speed rock&roll fusion funk”dal cantato schizzato e brevissimo,sempre che questo azzardato termine voglia dire qualcosa(ma giusto per rendere una vaga idea….).
Un titolo come”Hello doctor”non lascia dubbi a riguardo alla”pazzia”creativa del gruppo:ma il brano,almeno inizialmente,è un po’ più quieto,inizia come un funk,tra Isaac Hayes e Funkadelic,incrociato però con delle influenze mariachi(!)e vagamente messicaneggianti,prima di cambiare atmosfera e rallentare in un mood psichedelico ombroso e completamente stravolto e rivoltato come un calzino.
Ed è così che prosegue,tra strofe più tranquille e ritornelli volutamente tortuosi e sghembi.
Il finale è una jam ad alto contenuto creativo,prima di ripiombare in improvvisi rallentamenti ad hoc.
“Bodie doesn’t take it sitting down”è un divertissment jazzato,e apparentemente il pezzo fin’ora più lineare(anche se per gli Hot Head show questo sembra un eufemismo),affidato ad una chitarra acustica swingante e con dei bei cori umoristici:davvero carino,e scorre via liscio a perdifiato.
“Some money”è un pezzo registrato dal vivo,ed è una traccia punk-rockabilly suonata a 200 all’ora:da applauso la grinta e l’impeccabilità dell’esecuzione(niente trucco e niente inganno,sono veramente bravi e pazzi!).
Ancora atmosfere swingate e acustiche su”Little Kitty”,un brano brevissimo che è un divertissment,in realtà quasi un demo improvvisato in studio e un’irresistibile dialogo con una gattina nel cantato(“Little Kitty,I do you miao”,can you please teach me?/I don’t know how”)…ma l’ironia dichiarata,potrebbe anche far pensare ad altro,e ad altre chiavi di lettura(non si può mai sapere in questi casi,ma non è necessariamente detto!).
Irresistibile l’atmosfera da blues distorto e”smontato”in mille pezzi di”Fingers”,sempre con del sano divertimento in corpo;il pezzo non è esente da scorie noise e da improvvisi lampi tra il twist(!)e il jazzato……un brano a suo modo perfetto nella sua costruzione atipica e tra i più belli del disco( e comunque gli Hot Head show non rinunciano mai alla melodia del cantato,sempre evidente,anche quando il gioco si fa difficile).
“Bangfish”è un brano anch’esso atipico(e anche questa è una caratteristica del gruppo),tra funk,armonie jazzate e improvvisi attimi chiaroscuri,adornato da una voce femminile”quasi”hip hop;tra passato,presente e futuro,un brano caleidoscopico e insolito,e con continue sorprese nel finale,tra accenni anni ’70,trombe messicane e rimasugli post-hardcore.
“The unbereable lightness of bang”chiude il disco con i suoi fascinosi reverse pianistici e le sua placida chitarra acustica,e dona un tocco psichedelico e straniante in più al disco;è il lato più”intimista”degli Hot Head Show,e anche qui la band ci stupisce,tra inquietudine e inflessioni stralunate che improvvisamente appaiono.
Anche il cantato dove sfuma il pezzo,risulta quasi”al contrario”per la sua cadenza ed andatura,in realtà è perfettamente “dritto”…..e così finisce l’album.
Una band notevole questa degli Hot Head Show,dotata di grandissima preparazione tecnica e allo stesso momento di grandissima ironia;consiglio questo disco a tutti gli orfani Zappiani che ci sono in giro,ma anche agli amanti di certo progressive non allineato.
Anche chi cerca strade imprevedibili nella musica,qualsiasi musica risulterà altamente soddisfatto e qui troverà pane per i suoi denti….e comunque il disco scorre via che è un piacere….
Difatti,come dicevo poco fa,anche quando le partiture si fanno più complesse,la band non te le fa pesare stemperando e spezzando il tutto con un’irresistibile attitudine divertente e divertita.
Un disco per molti,e dalle molte sorprese….ascoltatelo e seguite la band,ne vale veramente la pena.
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