GIORGIO BARBAROTTA “un fedele ritratto” (GB produzioni)
Giorgio Barbarotta è un cantautore rock che con “Un fedele ritratto” è arrivato al suo quinto album da solista.
La sua musica è personale e grintosa quanto basta,si tratta di un rock d’autore ricco di influenze diverse e caleidoscopico:l’originalità è la caratteristica principale delle sue canzoni,andiamo a capire insieme perchè.
Il disco si apre con “Sbotta”,un rock energico e teso,con ripetuti botta e risposta tra sezione ritmica e chitarre taglienti (e c’è anche un’armonica che sa di blues urbano);è un invito a non dormire sugli allori e a non prendere per buono tutto quello che ci viene proposto (“finchè la pancia è piena/non sono fatti tuoi/partecipazione è una parola inconsueta”).
“Camerino al neon” è un altro importante tassello di rock fresco e genuino:”le cose semplici ci portano sempre conforto/e ci riallacciano all’essenza stessa della vita” canta con la sua ottima voce Giorgio,narrando una storia d’amore che sta per cominciare dietro un camerino (probabilmente dopo un concerto);il brano ha un potenziale enorme da singolo,melodico ma senza essere per nulla banale.
“La roba da buttare” presenta delle venature notturne e psichedeliche,e presenta delle liriche metaforiche (il testo descrive tutta una serie di oggetti inutili,ma è più probabilmente un’analisi di sentimenti “umani” ormai finiti;ma le chiavi di lettura,come spesso accade,sono molteplici);la vita del musicista “on the road” torna-anche se non esplicitamente-su”Portami a casa”,tra autovelox e motori rombanti (e chi non ha mai provato le sensazioni del testo? Giorgio sintetizza il punto in maniera riuscita:“quanta solitudine al casello nei lampioni o nei guardrail/la desolazione nei cartelli o nelle insegne agli autogrill”).
“L’eclissi di sole” è una bellissima ballata chiaroscura (si parla di una relazione “in forse”? O è solo un dubbio momentaneo?),che presenta degli attimi di bellissima poesia lirica (“mentre l’eclissi di sole si stende tra noi/e un freddo tremito sfiora distratto il tuo seno”),che si sposa bene alla musica in sottofondo;”COme un principio d’estate” affronta in maniera inedita i sentimenti dell’innamoramento e dell’euforia che esso porta con sé,come l’estate appunto (“siamo già stati succubi dell’incertezza amara del destino/e rimpiangiamo i vertici di giovinezza sua maestà”),il tutto con delle venature splendidamente darkeggianti (ma non troppo;bellissime le chitarre,dal sapore quasi orientaleggiante a tratti).
“Gratia Dei” è quasi un’invocazione mistica,nella sua dolce poesia (“instillaluce,inondaci di linfa/ispira i cuori/infondi la speranza”):musicalmente un brano favoloso e scintillante,quasi struggente,con dei bei ricami lievemente psichedelici;tornano le metafore su “L’ancora e la deriva”,e tornano anche segmenti umbratili,ma perfettamente incastrati tra musica e parole (“e danzeremo fino a farci male/l’antica danza delle murene/legati a sangue in profondità/da ritmi e riti paganI”).
“Tutti giù per terra” è una sorta di girotondo oscuro ed acustico,pieno di amarezza e disillusione,ma con una forza interiore mai doma (“crolla la borsa/crolla la finanza/cadono le torri/e il cielo in ogni stanza(…) cade la cera/crolla la speranza/cadono i coglioni/stile ed eleganza”);”nuovamente liberi” è un invito splendente a riappropriarsi della propria libertà (“sbarcare il lunario sembra l’unica cosa che conti/un’impresa clamorosa/una biblica sfida(…) cambiare scenario/rimanendo fedeli a sé stessi/è un rischio,un’avventura/una giocata d’azzardo(..)Servon nervi d’acciaio per assorbire ogni colpo”) e a “vivere”,nel senso più “Pieno” del termine,senza compromessi od ostacoli;”Stelle e strisce” è un brano molto “americano” fin dal titolo,e la musica non tradisce ciò che il titolo promette (è un’osservazione dell’america fatta con entusiasmo).
“Echi di Tokyo” è un finale più minimale,che racconta la lontananza di una persona cara (“è sorprendente saperti in equilibrio a spasso tra i continenti”),con un pianoforte magico.
Un disco che è un’autentica meraviglia per le orecchie:ben suonato e ben composto,dalla prima all’ultima nota.
Confesso che non conoscevo l’arte di Giorgio Barbarotta:ma ora che ho scoperto la sua musica,continuerò a seguirlo;anche perchè mi sono rivisto in più d’un passo di questo disco-ed è proprio la bellezza della musica…Arrivare anche a persone che non conosci,con musica e parole,è una bella cosa davvero.
Emozionante,senza ombra di dubbio uno dei migliori dischi di rock “cantautorale” del 2014,raffinato ed eleelegante,senza cedimenti.