A cura di Francesco Lenzi
DONAMORTE “Gemini” (space race records)
I Donamorte nascono nel 2011 da un’idea di Armando Ammerata (voce),al quale poi si aggiungono Garmo (tastiere,elettronica,programming) e Kaos K (chitarre).
Il sound del trio è una personale visione del gothic rock,ricco di venature elettroniche e feeling dark:questo è evidente fin dalla title-track che apre il disco,che aggiorna ai nostri giorni,ricordi di new wave/post-punk anni ’80,con un cantato malinconico in evidenza e accattivanti synth che si sposano a struggenti riff di chitarra.
“Can’t you feel it” prosegue su questo discorso,tra memorie ombrose e musica accattivante (ma non manca la potenza,dettata dalla chitarra);”End of your reign” è perfino più “ballabile”,ed è un brano che potrebbe piacere anche ai seguaci dell IDM,per le sue movenze elettroniche (ma con un flavour “alternativo” che fa sempre la differenza).
“Down down” è un brano più dichiaratamente rock,con una bella chitarra meditativa in evidenza:anche quando arriva il tappeto “electro”,non si perde un millimetro di potenza,ed anche il cantato è più insolito ed introspettivo (questa canzone non sfigurerebbe nel repertorio dei Nine Inch Nails più ipnotici o in quello del primissimo Marilyn Manson-”Antichrist superstar”era).
“I’ll be dust” svela un’anima pop,ma non banale,anzi (i tratti “scuri” e personali del trio sono sempre ben in evidenza);per contro,”Psycho end” rivela tratti innovativi e umbratili,che sposano alla perfezione dark rock ed elettronica moderna,con un cantato altamente evocativo (così come le liriche).
Ma il disco presenta varie anime:”In the woods”,per esempio,è influenzata dall’ambient e dalle colonne sonore (e non è un caso che ci siano angoscianti samples di contorno) ed anticipa la cupissima “Necronomicon”,un altro tassello gothic rock cadenzato e meditabondo,che alterna momenti più cauti ad altri più sferzanti ed “industriali” (anche se mai troppo invasivi:è anche questo il bello della band,quello di dare all’elettronica un’anima,un calore che manca ad altre band del genere!).
“D.r.e.d.a.” continua un discorso vicino a certo industrial,pura musica del futuro,con tutte le sue inquietudini (ma senza dimenticare la melodia,ed una certa poesia visionaria di fondo nel testo);”I want to escape” è catchy e rockeggiante,con delle belle chitarre ruvide e sporche su una base electro più morbida (per così dire).
“Accept and understand” amplifica le cadenze industriali,aumentandone le caratteristiche “sperimentali” ed inusuali:anche questo è un brano che non sfigurerebbe in una colonna sonora di fantascienza,per la sua particolare atmosfera.
“Charade” chiude il disco con i suoi avvolgenti synth,e chitarre che sanno essere taglienti ed emozionali al tempo stesso;la melodia fa il resto,disegnando scenari chiaroscuri.
Un ottimo disco,che dimostra come si possa coniugare rock di matrice scura ed elettronica con originalità e personalità (e senza perdere di vista le “canzoni”,che funzionano sempre,grazie a delle melodie convincenti e mai banali):che ci crediate o no,il futuro del rock “alternativo” -in tutte le possibili declinazioni del termine-passa anche da qui!