A cura di Francesco Lenzi

SNEERS “For our soul-uplifting lights to shine as fires” (Brigadadisco,Lp,edizione limitata)

Gli Sneers sono un duo formato da Maria Greta (voce,chitarra) e Leonardo Stefanelli (batteria,percussioni) dedito ad una visione totalmente personale della psichedelia,riletta in versione scura e dalle cadenze cupe.

Questo loro album esce in edizione limitata di 200 copie in vinile per la Brigadisco,ed è curatissimo sotto tutti gli aspetti fin dalla copertina,un dipinto ad olio del batterista della band (all’LP è allegata anche una “Download card”per scaricare il disco in mp3).

“For our soul…” è una sorta di concept album:non in senso stretto,ma un viaggio catartico dentro i meandri oscuri della psiche umana che accomuna come una sorta di legame tutti i brani del lavoro;questo è evidente fin dalla prima traccia,”Self-atoning apostasy”,ricca di inquietudini noir che ricordano i Sonic Youth più sperimentali ed i Velvet Underground più ipnotici (bella e particolare la voce di Maria Greta,così come avvolgente la spettrale chitarra e la cadenzatissima batteria).

“As a crowd of selfish victims we were given unspoiled souls” è un altro squarcio doloroso,uno sguardo sull’abisso mentale (nello specifico,la confessione di una donna che si concede sessualmente per noia):le cadenze continuano ad essere dark ed ipnotiche,ma con maggior enfasi;non mancano però alcuni insoliti cambi di tempo,che “decostruiscono” la particolare visione noir della psichedelia in maniera inedita,traghettandola in improvvisi slanci noise (un’altra probabile influenza della band dev’essere la “No wave” newyorkese riletta ovviamente in un’ottica completamente nuova).

“Soil is anything but angry” è un altro tassello oscuro dall’andatura marziale,in cui la melodia si fa più presente,anche se non meno straniante e raggelante dello sfondo musicale,sempre ipnotico e cupissimo ( e tornano anche i cambi di tempo inaspettati,sul finale,che lasciano trapelare un sentore di “luminosità”in più);”As a creator I bet you did create disease” è la traccia pessimista e tenebrosa che chiude il primo lato,ed è fin dal titolo un’aspra critica a Dio,una sorta di preghiera dark dall’incedere cupo e minaccioso.

“Selfhood” apre il lato b con i suoi riff darkeggianti e la ritmica volutamente sghemba (un’altra delle caratteristiche del duo è l’abbattimento della forma canzone,soprattutto delle regole strofa/ritornello ed è-manco a dirlo-uno dei loro punti di forza):è una traccia strumentale (ad eccezione dell’urlo finale) ed anche più elaborata,nella sua struttura continuamente nervosa e cangiante.

“Shrieks” è avvolta dall’oscurità:arpeggi malati di chitarra sono al centro dell’universo sonoro,così come il cantato,sempre molto particolare e “non allineato”….Immaginate una jam allucinata tra dei Teenage Jesus & The jerks molto sperimentali (e decisamente più elaborati) e dei Joy Division altamente psichedelici sotto LSD,ed avrete una vaga idea del sound (ovviamente molto personale:gli esempi sono proposti giusto per far capire un po’ lo stile,che è comunque molto originale).

“Feed me mother” è una sorta di amara invocazione,dal mood sempre “notturno” ed inquietante e dai risvolti taglienti e acidi (il finale è,straniamente,più arioso del solito,anche se non vengono meno certe ossessioni nel canto);”Shall I take part to life’s feast” è un brano inizialmente più pacato,ma che svela la sua anima criptica subito dopo:stavolta però l’ipnotica psichedelia è meno scura del solito (non che si rinunci del tutto alle asprezze dark,naturalmente,ma il tutto è visto da un’angolazione diversa).

“Growth” chiude il disco ed è il brano più lungo dell’intero lavoro:è un racconto complesso e simbolico,dalle metafore solo apparentemente mistiche e avvolto da una certa poesia,dolorosa ma al tempo stesso dalle molteplici chiavi di lettura.

Direi che si tratta di un bel disco:sicuramente non di facile assimilazione (“per molti,ma non per tutti”,come disse qualcuno),ma altamente affascinante e molto evocativo,perfino visionario nel suo incedere minimalista;ed il sound è solo apparentemente scarno,perchè in realtà la musica degli Sneers è ricca di particolari che vengono fuori ascolto dopo ascolto,come la personalità della band stessa,difficilmente etichettabile sotto un unico genere,anche per la volontà del gruppo di essere sempre-ed in maniera riuscita-fuori dagli schemi.

Un album che esorcizza demoni personali per creare arte:un bell’esempio da ascoltare e seguire con attenzione.

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