BORGHESE” L’educazione delle rockstars (Touchclay records)”
In tempi come questi, dissestati dall’imbecillità dei talent show e dei reality show, un disco come quello di”Borghese” suona come una provocazione; fin dal nome!
Ma non è solo una provocazione piacevole e doverosa: il suo disco è un lavoro veramente genuino,in cui l’ironia indaga perfino su pieghe dolceamare.
Ma chi è questo Borghese? Non ci è dato di sapere molto su questo personaggio,se non che è il cantante e l’autore di tutti i brani del suo esordio (sia i testi che le musiche sono opera sua); e forse è giusto così, perché sono la sua musica e le sue canzoni a parlare per lui (anche le note biografiche sono laconiche e scarne:”Il passato non è necessario”).
La line-up dei musicisti coinvolti nella registrazione del disco, oltre allo stesso Borghese, è la seguente:Giacomo Pasquali (chitarre e basso), Angelo Violante (synth,piano,arrangiamenti) e Daniele Domenicucci (batteria), con la partecipazione di Carlo Liberatore alla chitarra acustica in alcuni brani.
Si narra che gli stessi Pasquali e Violante abbiano deciso di produrre Borghese dopo due progetti rimasti”bloccati”per la cecità della discografia italiana(o almeno questo è quanto sono riuscito a “carpire”, ma non sappiamo con certezza i nomi di questi lavori mai usciti,nè di chi siano);ed è proprio qui che sta la provocazione di Borghese.
La sua”provocazione”difatti, come avrete capito,gioca tutto sull’anonimato:non si sa chi sia Borghese,nè che faccia o età abbia,e in una società dove l’immagine è tutto(purtroppo),questo sì che è un bell’atto di ribellione.
Ma non si limita a questo: l’ironia è sempre presente, ma mai sopra le righe e soprattutto mai becera; Borghese scardina tutta una serie di luoghi comuni in maniera spietata,ma lucida e garbata allo stesso tempo,e non ce n’è per nessuno…dalla crisi delle ideologie al sesso, dalla droga allo stesso scenario indie rock, fino alla vacuità dei giorni nostri.
Borghese di cose da dire ne ha veramente tante,e nel corso del disco ne succedono altrettante; andiamo quindi ad analizzarlo nella sua completezza.
Il disco si apre con”Annie è tornata”, un pezzo dal sapore indie-alternativo, che musicalmente sta tra una solare malinconia e improvvisi guizzi chitarristici;un brano che è una riflessione sui cambiamenti delle persone,tra improvvisi ritorni (“è tornata con una gomma per cancellare/tutte le parole dette/di cui ci vergognamo/tutte le parole scritte/in cui non crediamo/alla stazione l’ho trovata con quel po’ di presente”)e ricordi di”Un passato che è bastato”, come recita il testo stesso.
Ovviamente le liriche hanno più di una chiave di lettura, almeno per me e difatti questa traccia si può prestare anche ad altre interpretazioni.
“Non sono”sa di new wave e memorie dark reinterpretate sotto forma di rock moderno: un’osservazione dell’amore, vista in maniera non banale (ovvero,dagli occhi di un ex, in questo caso).
Ma l’amarezza è stemperata in poetico disincanto che lascia spazio all’immaginazione (“non sono i baci che gli dai/non sono gli occhi che hai/non son distanze tra noi/non sono quelle stanze in cui il sorriso bolla e gonfia le lenzuola”).
Assolutamente irresistibile il ritornello, in cui si intravede una certa ironia ,ma mai narrata in maniera pacchiana e mai completamente dichiarata (“allora legagli le mani/e poi legati alle sue”).
“Luoghi in comune” è la constatazione della morte della società e della mancanza di punti di riferimento, un tema costante che ritroveremo poi in altri brani, sviluppato ulteriormente e in maniera differente (”abbiamo amato il cemento(…)ferrato le mazze,blindato decreti/mancato le occasioni/abbiamo fatto tutti i giochi che valevano una candela”).
E l’apparente dolcezza della struttura musicale(ma non esente da dinamiche lievemente più aggressive), è un bel contrasto con il testo,realista eppure sempre poetico anche quando il gioco si fa più crudo(esplicativa la frase ”tra una bomba di stato e una rivoluzione senza popolo/ora pisciamo per terra per far piovere sul bagnato”che da sola varrebbe il prezzo dell’intero disco,e non a caso è stampata nel back cover….ma naturalmente Borghese ha tantissimo ancora da dire e non si limita a questo).
La tensione emotiva del brano ha il suo picco poi nella sua seconda parte,tra disillusione e sconfitta (“mentre io per non dire di amarti mi ammazzavo senza alibi/oggi dopo dieci cazzo di anni interi/ti guardo e non so ancora dirti che ti voglio per me/sono sicuro che mi aspetti/aspetti che il mondo capace di tutto e del contrario/mi insegni ad essere capace/io,geniale generale del nulla”).
“Mississippi picture blues”è più rarefatta, quasi un carillion indie psichedelico coi suoi chiaroscuri; l’amore ritorna al centro dell’immaginario,e anche il sesso -quando c’è,o viene sottinteso-viene narrato con estrema delicatezza (“ e lì noi due/nella nostra pelle cucita/così persi perfino per chiederci i nostri nomi(….)e lì noi due/troppo distanti dai nostri paesi/per non sentirci così perdutamente vicini/ e niente di cui potersi perdonare/e nessuno da cui dover tornare”).
Ma non pensate che la vena di Borghese vada alleggerendosi,perchè ecco che arriva”Bella ciao”,che non è una cover della famosa canzone partigiana(anche se la struttura ed alcuni versi la citano con ironia e la richiamano con pungente sarcasmo),ma anzi sviluppa il discorso sulla crisi politica del nostro paese senza retorica(“questa mattina mi sono svegliato/in grassetto su tutti i giornali/dicevano che qui in italia governerà ancora un nano o un ex pci/del resto mi sembra coerente votare due facce diverse della stessa medaglia/poi far ripartire di nuovo questo vecchio culo d’Italia come fosse un jukebox”) e si sviluppa ulteriormente il discorso sulla mancanza di chiari punti di riferimento di cui parlavamo poco fa,applicandola anche alle relazioni(“c’è differenza tra una stronza di destra e una stronza di sinistra/la prima dopo l’amore ti fa la pagella con tutte le amiche(..)la seconda dopo l’amore/apre i suoi appunti di viaggio e ti fa una recensione”).
Un brano dall’attitudine punk(inteso come feeling,non tanto come stile),tagliente come una lama e spietato,seppur talvolta con il sorriso sulle labbra,anche se con una piega acre.
Più riflessiva e dai toni squisitamente elettroacustici è”L’odore”e le certezze vengono ancora una volta scardinate: stavolta viene narrata a ritmo di rock una notte d’amore adultera,senza pregiudizio o diti puntati ma semmai vissuta con certezza (“dove non riuscì Dio/non riuscì Aristotele e le categorie/non riuscì la scuola(….)/non riuscì il suo matrimonio/ma quella notte riuscì l’odore di lei”),anche se non facile da affrontare(“lo spreco si sapone non servì ad allontanare l’odore della colpa/la mattina nella doccia visse per la prima volta/il lusso di sentirsi sporco(….)niente borse pronte o sigarette per scappare”).
Uno dei pezzi più belli del disco,per il suo sapere esprimere in maniera diretta un argomento sicuramente non facile.
“Lasciare berlino”è suggestiva,scura e notturna,ma mai deprimente(con vaghi ricordi anni ’80 nei synth-e che involontariamente suggerisce anche il titolo per un gioco di mie suggestioni, probabilmente-,miscelati a delle chitarre sempre molto rock);ed è ancora una volta una notte d’amore forse irripetibile descritta con garbo(“i seni adagiati dolci sotto la curva delle spalle/il cielo sulle nuvole che coprivano berlino/lei,il motore immobile di questa storia”).
L’ironia torna fin dal titolo su”Dio ha un profilo su facebook”;e la prima strofa è tutto un programma:”non per essere pessimista,ma credo proprio che morirò/l’immortalità annoia a morte/e poi avere tutto proprio non si può”.
Su di un rock solare,viene sviscerata la cruda realtà(“i giovani di oggi ignorano di avere un passato/come possono immaginare di avere addirittura un futuro/voi giovani non avete le palle/eppure le avete in bocca/ho il sospetto che non basti(….)ma sicuri che sian vostre?)”e perfino la spiritualità è messa alla berlina e non esiste più,tutto è mercificato,e anche Dio-o chi ne fa le veci,piuttosto?- ha un profilo su facebook e non gli crede nessuno(“nessuno ti ha detto che ho un profilo?/chiedi se vuoi di me e sarai amica di Dio(….)non capisco perchè mi odi/fammi esser dio in santa pace/mi sembri un tantino razzista/non posso essere come gli altri/non capisci se sono il futuro più triste o la fine del mondo”).
Un brano davvero riuscito ed originale,forse lo zenith assoluto del disco,per me;come sempre oltre alla bella voce di borghese,estrema cura negli arrangiamenti.
Dolcissima e metaforica è”La rosa”,una vera poesia in musica(“perchè sia più bella/fa che si nutra di diversità/perchè sia più forte/fa che si nutra di difficoltà/ogni volta come l’ultima/ogni volta tu”);una ballata moderna che potrebbe essere un singolo di successo(se solo in italia non regnasse la stupidità in classifica!Non per tutti i casi,ovvio,ma sapete a COSA mi riferisco),una canzone d’amore veramente sincera e sentita eppure senza scadere mai nel banale o nel già detto.
Più umbratile è il mood di”cosa hai da guardare?”,ma non si rinuncia mai alla melodia,che è sempre in prima linea;una descrizione accurata del”giorno dopo”di una nottata di sesso(“mi va bene ogni canale,basta che togli l’audio(….)/poi si alzò per far suonare un vecchio disco di Nick Cave/perversa come scelta di mattino appena sveglia”).
Ma il”day after”non sempre è bello,e può riservare delle spiacevoli sorprese o delle delusioni(“allora si girò a ¾ e finalmente fui davvero pronto per capire con chi ero stato quella notte/avevo le mascelle piene di pesanti pietre/ma non dissi proprio nulla per non farle capire il bambino che ero”):all’ascoltatore il compito di indagare il resto della storia,e di dare le proprie interpretazioni,che anche in questo caso possono essere variegate.
Il disco si chiude con una ninna nanna rock in forma di preghiera,”Preghiera per un uomo perbene”appunto:riflessiva e dolce,con la poesia sempre al centro(“Dio mio proteggimi dagli spifferi/dalla luce dei coltelli/dall’innocenza dei colpevoli/dalla fierezza degli innocenti”)e che stempera apparentemente le ombre del brano precedente….
Ho detto”apparentemente”:difatti è solo un’illusione di candore,perchè il brano in realtà è la storia di un uomo innocente che si trova in prigione e che riflette sulla sua vita e i suoi ricordi,e lo si capisce man mano che il racconto si fa”vivo”.
Un acquarello delicato,con tutti gli strumentisti in grande forma.
Davvero un disco impredibile questo di Borghese,per chi ama un certo cantautorato rock ,“nuovo”e totalmente originale:e poco importa se non sappiamo chi è,e forse non lo sapremo mai….
Perchè in fondo Borghese sono io,sei tu,siamo un po’ tutti noi che non ci riconosciamo nella falsità e nella vacuità della nostra società:credo che a lui questo basti e avanzi;perchè nelle sue storie tutti possono trovare sé stessi.
Riflettere,talvolta con ironia,sicuramente senza retorica e a tempo di rock:perchè il nuovo cantautorato(anche se son sicuro che proprio lo stesso Borghese odierebbe il termine)passa anche di qui ed è assolutamente un bene!
Rifuggite dalla mediocrità ed ascoltate Borghese: che poi proprio borghese forse non è! (non almeno nel senso che viene dato a questo termine)!
Ne rimarrete estasiati ed entusiasti. Parola mia.