ALIA “Asteroidi” (Neverlab)
E’ con immenso piacere che recensisco questo disco,il nuovo lavoro del cantautore Alessandro Alìa che già mi colpì positivamente qualche tempo fa col suo precedente Ep.
“Asteroidi” è un bel disco,che continua il discorso musicale d’autore del nostro che,va detto,non si è ripetuto,ma ci stupisce nuovamente con creatività ed intelligenza,mantenendo intatta la sua personalità .
Veniamo adesso al contenuto del disco,pezzo per pezzo.
“Bouquet” è la ballata notturna e malinconica che apre il disco,carica di emotività (“dopodiché sei così bianca e infiorata/e stringi il tuo bouquet/tu vorresti lanciarlo a me/e non vedermi più”),solo voce e tastiere (probabilmente un fender rhodes),per scavare dentro l’interiorità e i ricordi del protagonista (ritroveremo un’ulteriore versione del brano in chiusura,ma di questo parlerò poi).
“Cats” è il primo singolo estratto e vede la partecipazione di Raffaella Destefano dei Madreblu:è un brano dagli eccellenti risvolti pop,con una spruzzata d’elettronica (e una chitarra avvolgente),che affronta il tema della difficoltà di comunicazione e al tempo stesso una celebrazione della propria privacy,troppo spesso violata in questi tempi fatti di fretta e mediocrità (“Ascolto le parole dei miei gatti/A colazione…Loro si che ci san fare con le persone”).
“Goldie Hawn” è una visione “samba” secondo Alìa :un brano sensuale e sinuoso come la bionda attrice citata nel titolo (il brano è difatti ispirato ad un film della stessa,anche se poi il titolo diventa un pretesto per indagare con un sorriso sulla sfera personale:“Scrivo di te…/Traduco i silenzi che solo tu/Sai vestire con il trucco,il migliore che hai”);”Musa” è un brano arioso e leggermente dark (ma non troppo),incentrato sulla solitudine (“Come faccio a esser sicuro nella notte/Se non riesco a vederti a toccarti./A stringerti”),e avvolto da arpeggi meditativi.
“Case di ringhiera” è un brano che evoca gli Smiths e certe cose pop degli anni ’80 come sound,mentre il testo affonda ancora una volta la lama sull’incomunicabilità e su ricordi nostalgici;”Corteccia” è un brano molto particolare,dallo sfondo quasi ambient (bellissimi i synth),una riflessione sull’omosessualità vissuta con serenità e allo stesso tempo uno sguardo sulle proprie radici e sulla famiglia (“così anch’io rinuncio all’arredo,al baciamano e ritorno all’amo,alla mia famiglia”)….Un brano di cui esiste anche un suggestivo videoclip (in cui il tema del ricordo è spiegato bene con le immagini),che potete godervi qua:
I ricordi “eighties” riaffiorano anche sulla title-track,una riflessione sulla bellezza della parola (“Quando la parola parlerà/Quando finalmente ci farà paura/Quando…chissà”),e su come può essere poesia,se usata in un certo modo;”Verso il centro” è ispirata ad un libro di Busi (“El specialista de Barcelona”) e racconta-metaforicamente-come l’essere umano tenda spesso a nascondersi o a “mascherarsi”,e a non essere sè stesso (“Le lacrime asciugano lentamente/E al centro di una cipolla /Non c’è niente”).
“La sicurezza degli oggetti” è una ballata interessante e melodica sulle difficoltà di una relazione,e su come gli oggetti materiali possano talvolta aiutare nel cammino del propio “Io” interiore (“C’è una cosa più forte di ogni uomo/Che non osiamo ammettere/È la sicurezza degli oggetti /Che non vogliamo perdere”);”Keplero” è un brevissimo drone analogico che lascia subito spazio alla seconda versione di “Bouquet”,che mescola una ritmica funkeggiante corposa a segmenti elettronici melodici che evocano i tardi anni ’70 e certa “disco” di classe di quell’epoca.
Un ottimo album,dunque,in cui l’anima di Alìa viene fuori in tutte le sue sfaccettature e la sua poesia:un cantautore in costante evoluzione,che affonta sempre tematiche non banali con coerenza e raffinatezza,e ci regala perle di grande musica (e saggezza).