RASTER “The dub club”(Big Up)

Quella dei Raster è una storia che inizia più di dieci anni fa…ed arriva oggi al settimo capitolo,questo”Raster”,che è un disco molto curioso e particolare.

Sì,perchè l’album in questione è diviso in due parti distinte:5 canzoni electro-reggae nella prima parte(nel consueto stile caratteristico della band)che vengono rielaborate nella seconda parte in chiave dub da Vlastur….insomma 2 lati della stessa medaglia,differenti,ma speculari.

Apre “Se” con le sue cadenze riverberate:una ballata che indaga su relazioni personali(“se tu mi vuoi/io scelgo te/Se mi nascondi,io cerco te/Se tu mi trovi,io prendo te”);”Londra”è un brano più ricercato,dall’atmosfera notturna e già c’è un accenno di quello che succederà nella seconda parte.

Difatti sono presenti già alcuni elementi “dub”(che comunque rimane un ingrediente riconoscibile già inizialmente nel sound tipico della band),a cui vengono aggiunte suggestioni psichedeliche(complice anche l’orientaleggiante sitar-sound)in un gioco di chiaroscuri(che si riflette anche nella frase-chiave del ritornello”Londra_love & Hate”,che fa simpaticamente rima con”William & Kate”).

“My house”è un brano più elettronico ,in cui le classiche cadenze”In levare”vengono usate come cannovaccio per sperimentare nuove soluzioni armoniche e creare un nuovo sound molto moderno(tra reggae/dub e,appunto,sperimentazione elettronica ardita);le inflessioni electro vengono incastrate nelle ritmiche in levare anche su “Dubbi”,una canzone più introspettiva(“decidi da che parte vuoi stare/in che direzione vuoi andare/il bene,il male/lo zucchero e il sale”)che continua il contrasto già sperimentato su”Londra”,una riflessione sull’infinito gioco delle dualità,che ruota intorno all’asse positivo/negativo.

“Ferelta”è il brano che chiude la prima parte,con il lato più curioso e forse inquietante dei Raster:introdotta da un finto tg apocalittico,è una canzone il cui testo non esclude altre forme di vita oltre a quella terrestre(“ci guardano/ci parlano/questi esseri venuti da molto lontano”),che comunque può presentare più livelli di lettura(probabilmente il rispetto verso gli extraterrestri,è come un invito sottile alla tolleranza di qualsiasi forma di vita sulla terra…ma questa è una mia opinione personale,perlomeno è quello che ci ho letto”dentro”).

La versione dub dei brani da parte di Vlastur,come accennavo poco fa,prende tratti più sperimentali e spericolati;e così “Se”presenta un mood molto più scuro e notturno,con delle malinconiche melodie di contorno che sembrano provenire da un organetto o da un’armonica(il tappeto sullo sfondo,intanto,fa diventare più psichedeliche le atmosfere”reggae”dei Raster,grazie alle cadenze”riverberate”e dilatate,tipiche del dub).

Il trattamento riservato a “Londra”,per contro,è sbilanciato verso la sperimentazione:se il dub era già presente”in nuce”nella versione originale,qui viene ulteriormente estremizzato in rimbombi electro onirici e più dilatati;e anche su”My house”vengono sviluppati da Vlastur gli elementi elettronici presenti nell’originale,in un trip carico anche di suggestioni etniche(tornano alcune armonie riminiscenti della tradizione popolare greca,già”assaggiate” nella versione dub di “Se”,che nell’intento-riuscito-di Vlastur,vogliono segnare un ponte tra oriente ed occidente).

Vlastur contina nella sua sperimentazione sonora con la sua versione di “Dubbi”(che difatti amplifica le suggestioni e le curiose inquietudini originarie)e nella conclusiva “Ferelta”innesta elementi “space-ambient”(fedeli all’argomentazione del brano)nel consueto tappeto electro-dub.

In parole povere,credo che si tratti di un esperimento riuscito e che incuriosisce:è la dimostrazione che talvolta il”remix”può svelare dei lati inconsueti e creativi molto interessanti…..

D’altro canto,posso solo aggiungere,che già di per sé i Raster cercano una via nuova della loro stessa musica preferita,riuscendoci :difatti se come abbiamo visto le radici sono reggae,vengono affrontate (già in origine)con elementi elettronici e con melodie”alternative”assolutamente al passo coi tempi,che creano un connubio unico.

Dedicato a tutti gli amanti sia del reggae,sia ai fan della della sperimentazione elettronica:questo disco li riunirà entrambi,e probabilmente ne attirerà anche di nuovi!

CV_RASTER

 

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