MONTAUK”Montauk(Seahorse recordings)”
I Montauk sono una band bolognese dedita ad un sound molto particolare,che coniuga musica che potremmo definire”post hardcore”a testi molto particolari,originali e pieni di urbana poesia.
La line-up di questa band è così composta:Vincenzo Gramegna(voce),Paolo Masiero(chitarra),Alessandro Micci(basso)e Pietro Marras(batteria);nonostante il gruppo sia insieme da poco più di un anno (e le loro canzoni-come dicono i Montauk stessi-ancora prima di essere”pensate”per essere trasferite su cd,sono state concepite per”viaggiare”in rete,difatti le trovate qua https://soundcloud.com/m0ntauk oppure http://montauk3.bandcamp.com/ sempre in free download), dimostra già di avere le idee chiare,anzi chiarissime,e di creare una musica davvero suggestiva…….e non finisce qui,perchè le loro canzoni sono anche accompagnate da 8 illustrazioni che spiegano e cercano di dare una personale interpretazione alle liriche(le trovate qui:
http://www.pinterest.com/vivvyx/montauk-album-illustrato/ e sono opera di diversi artisti).
Con queste premesse,avrete già capito che i Montauk sono una band da tenere d’occhio e da non sottovalutare;addentriamoci ora nel loro particolare e corposo universo sonoro.
“Io”apre il lavoro coi suoi ricordi personali(“l’anonimo cammina sul bordo del deposito dei bus(..)io poco meglio di lui torno rintontito/e aspetto la sera per bere vino a buon mercato/ora dormo mentre gli altri son partiti per il rave”)su un sottofondo musicale di hardcore”emozionale”,con un’attitudine”Fugaziana”;e si continua poi su”Come un cane”che narra in maniera assolutamente non banale e personalissima la sfera sentimentale(“non sono finito,si dice che taccia per timidezza d’amore/vorrei che tu fossi qui e mi accarezzassi come fossi il tuo cane”),con una melodia molto bella in primo piano,e la band che è in grande spolvero….potremmo dire che è una versione struggente e totalmente originale di un certo”sentire”tipico del punk rock…
Anche “Il bruco”è un brano particolarissimo,che mischia reading a parti avvolgenti e melodiche;la sfera personale è sempre al centro dell’attenzione(“nel buio che spezza il sonno in una domenica pomeriggio/la stessa luce in cui di solito raggiungo il cielo assorto in pensieri lunghi di anni/che si trasformano in attimi e in ricordi aggrovigliati ma chiari e stupefacenti come una molecola di THC”)e la musica scava dentro,riflettendo le particolari inquietudini e le malinconie delle liriche.
L’attitudine punk/post-core rivestita di modernità traspare in maniera più abrasiva(ma senza mai essere eccessiva)e talvolta sincopata su”Song no tomorrow”,che sintetizza al meglio ed in poche frasi un disagio palpabile(“la rabbia non esplode senza ragione/fuori,odore di carbone/la rabbia è una religione/the end of world is coming”);uno spaccato sul sociale(viene menzionato anche l’inquinamento,oltre alla povertà) mescolato al disagio interiore continua con la successiva”Il mondo”,dotata di amara poesia(“Prova tu a pensare alla guerra con una birra di troppo,prova tu a crescere sopra l’erba con l’amianto di sotto/prova tu a entrare nella testa di chi per vivere in un tugurio paga troppo/prova tu a sognare d’inventare un nuovo rock/prova tu anche se già tutto è stato fatto)”e di bellissimi arpeggi chitarristici che riflettono la melodia del cantato,mentre la sezione ritmica è possente ed implacabile.
“Da quando non siamo più”ha una struttura musicale molto particolare e tortuosa,che alterna momenti spigolosi ad altri più rarefatti e chiaroscuri,mentre il testo indaga su ferite personali(“da quando non siamo più/la mia vita ha il senso d’un sapore/è un piatto di carne a base d’interiora”).
Bellissima anche l’atmosfera riflessiva di”Nessuno partirà”(“ E allora, lasciami passare/voglio solamente accarezzare il confine/dall’altra parte del mondo è come qui”)ed illuminata da improvvisi lampi aggressivi,ma ben dosati:la melodia non viene mai meno,in un bel dialogo tra voce,chitarra e sezione ritmica molto suggestivo e particolare.
“Piove”è il brano conclusivo e svela un’anima introspettiva,con le chitarre che”mimano”le gocce di pioggia nell’introduzione;un ottimo finale dalla piega dolceamara,che si addentra ancora una volta di più su ferite interiori,mescolandosi all’andatura della stagione(“venerdì sera scendo all’inferno/seguo il volo dei corvi nel cielo/sento un rumore e piove”)…un gran finale,forse il mio pezzo preferito del disco(anche se la scelta è dura,data la qualità enorme di tutti i brani qui contenuti)ed è anche quello più lungo.
Un eccellente lavoro,dunque,questo dei Montauk,molto personale ed interessante,che riversa sull’ascoltatore tonnellate di emozioni vive,pulsanti,palpabili…..in più c’è sempre una certa poesia di fondo nelle qualità descrittive del gruppo,anche quando il mood o l’atmosfera si fa più cruda e terrena…il tutto senza mai dimenticare la melodia e la forma”canzone”,che viene smontata e rimontata dai Montauk in maniera assolutamente originale ed innovativa.
Un lavoro che potrà piacere sia ai fan della scena post-hardcore che ai sostenitori della scena alternativa,così come a quelli amanti del punk più”introspettivo”e fuori dagli schemi….qui c’è davvero tanta sostanza e succo…..lode ai Montauk!