A cura di Fabrizio Racis
Cosa si può chiedere ancora a Nick Cave? Forse, con un pochino di serenità e pace (condizione
indispensabile per scendervi in profondità) si può arrivare a discorrere ascoltando con calma
“Carnage”, ultimo suo gioiello con l’amico di lunga data Warren Ellis, polistrumentista dei Bad
Seeds che con Nick ha anche collaborato per una prolifica produzione di colonne sonore. Ideato e
composto durante il lockdown, è uscito a sorpresa il 25 febbraio 2021 con “un processo accelerato
di intensa attività registrato in sole due settimane” come hanno dichiarato entrambi i musicisti.
Copertina minimale, l’ album è disponibile per ora su tutte le piattaforme digitali , ( l’uscita
ufficiale in formato vinile e cd uscirà il 28 maggio ) è un’ unica riflessione di 40 minuti composto
da otto brani fatto di momenti roventi, decadenti dove Cave racconta il silenzio del lockdown con
parole e suoni cupi, eterei, disperati. Descrizioni di viaggi e paesaggi immaginari, partenze e arrivi,
alcune cose che ci sono state sottratte durante la pandemia, con momenti di tensione e di ironia
disincantata e una scrittura, come al solito, superiore a quanto il mondo pop-rock ci sta abituando.
Rispetto al disco precedente, il concept album meditativo “Ghosteen” dove descriveva la perdita e il
dolore legato alla tragica morte del figlio Arthur, avvenuta nel 2015, qui descrive il lutto collettivo
che stiamo vivendo, la carneficina metaforica e letterale con uno stile musicale scarno ma più vario
e selvaggio nei suoi momenti più audaci e avvincenti dove come sempre, Cave usa immagini
religiose a cominciare dalla traccia che apre l’ album ” Hand Of God”, litania intonata e inquietante
con atmosfere e pulsazioni elettroniche industriali che ci condanna a non trovare mai “ il regno dei
cieli”, tema che torna anche in “Lavender Fields” dove un coro gospel esorta ad avere fede
nonostante le gravi perdite di questo periodo. La tittle track “Carnage” ha un’atmosfera ariosa e
raggiunge il suo apice nel ritornello accompagnato da archi e cori dove il protagonista rivede sé
stesso nell’ infanzia e nell’ adolescenza, ricorda la sua amata paragonando il suo sentimento a una
giornata piovosa. Il fulcro dell’album è la delirante e angosciante “White Elephant” con quella sua
traccia ritmica sinistra con ritmi quasi hip- pop dove Cave offre un monologo stralunato e fragoroso
con un cantato gospel-rock mezzo ubriaco, grottesco e giubilante che descrive le proteste del
movimento dei suprematisti bianchi Black Lives matter negli Stati Uniti con allusioni al
soffocamento di George Floyd invocando di nuovo il “regno dei cieli” sempre in modo surreale e
ironico. La dolcezza e il pessimismo compare in “Old Time” dove una coppia coniugale si
smarrisce come in una favola dark dopo aver imboccato una strada sbagliata ritrovandosi poi in un
passato simile al presente. In “Albuquerque”, struggente brano d’ amore, dialoga con la moglie
Susie e descrive i viaggi e le destinazioni che non si potranno raggiungere per via delle restrizioni
dovuto alla pandemia. La chiusura dell’album è affidata al pianoforte per la ballata “Balcony Man”
dove il duro e puro Nick Cave è l’uomo chiuso in casa che osserva la vita dal proprio balcone, parte
della casa immortalato da tutti noi in molti momenti del lockdown. Seduto su una sedia al sole del
mattino, legge, scrive e pensa a tante cose dove confessa che “tutto ciò che non ti uccide ti rende
solo più pazzo”. Chiusura perfetta senza un finale consolatorio fra ironia e nichilismo.
Carnage è un album dai toni cupi e ossessivi ma allo stesso tempo maestoso che incarna lo spirito di
questi tempi incerti, con un senso di speranza quasi provocatorio e momenti di bellezza distillata
che solo Nick attraverso la sua brutalità espressiva poteva concepirlo e cantarlo come un eroe
tragico che combatte un destino più grande di lui riflettendo su sé stesso e l’umanità. In questi otto
brani che sono una sintesi poetica sullo stato delle cose e la realtà, possiamo rispecchiarci anche noi
che ci sentiamo cambiati e non ci riconosciamo più in questo presente buio e sospeso dalla
pandemia mondiale.
Fabrizio Racis