BERSERK “Berserk”(Rare

noise records)

Ci sono dei gruppi che sfuggono alle etichette:e ciò non è un male,perchè nella loro musica,ci sono così tanti elementi e influenze che è praticamente impossibile definirli in un genere,in una “bistrattata” categoria.
I Berserk sono uno di questi gruppi:una “creatura sonora”affidata alle mani del bassista/compositore Lorenzo Feliciati e il polistrumentista/cantante(ma anche”provocatore sonico”come ama definirsi) Lorenzo Esposito Fornasiari,coadiuvati da un gruppo di altri mostruosi talenti come il mitico Eivind Aarset alla chitarra(tra le più recenti “scoperte”in fatto di innovazione sonora e tecnica sulla 6 corde),Gianluca Petrella al trombone,Sandro Satta(storico nome del free jazz italiano)al sax,Fabrizio Puglisi e Jamie Saft al piano,e Pat Mastellotto(un altro mito tra i miti!),Cristiano Calcagnile e Simone Cavina che si alternano alla batteria.
Come avrete intuito e percepito,è un cast da urlo;ed il disco mantiene ciò che promette,nella sua sfolgorante imprevidibilità.
Ma allora,tornando squisitamente alla musica,come definire quella proposta dai Berserk?
Come dicevo poco fa,la band sfugge alle categorie;forse “progressive totale”,potrebbe essere la definizione che calza di più,o “dark fusion psichedelica”,ma son sicuro che entrambe non renderebbero giustizia alle coordinate sonore del gruppo.
Già il nome del gruppo suggerisce immaginari mitologici,che rimandano ad Odino,oltre che alla definizione di “Follia”:ma la pazzia dei Berserk è calcolata e sapientemente dosata ,oltre ad essere catartica ed artistica.
Un inizio come “Danse macabre”non lascia dubbi:su uno sfondo jazzato,si staglia un recitato inquietante,quasi da colonna sonora…e quando la parte strumentale prende il sopravvento,si ha quasi l’impressione che il combo tenti una riscrittura “fusion” di sonorità dark.
Ma chi pensa di aver capito tutto,si sbaglia:dopo una sorta di “gospel oscuro”che anticipa la seconda parte,alcune sonorità più luminose affidate alla chitarra,squarciano la notte;ma è solo un attimo,però,perchè qualche secondo dopo,ci si rituffa completamente in un’atmosfera plumbea,scandita dagli ottoni e da voci grottesche.
Il secondo brano ha un titolo che è tutto un programma:”Fetal Claustrophobia”,in cui pare di assistere ad una destrutturazione di atmosfere psichedelico-progressive.
Il brano ha diverse anime:se la voce filtrata che funge da introduzione,rimanda a ricordi Zappiani(era Joe’s Garage),poi il pezzo si snoda come un’immaginaria jamsession criptica tra dei Pink floyd in acido durante un bad trip,i Tool e i King Crimson più ossessivi,il Miles Davis più”spericolato”e i Residents più invasati . Tutto questo è puramente riduttivo,è solo per dare un’idea del quadro sonoro totalmente imprevedibile e piacevolmente inclassificabile,di cui i Berserk sono maestri.
Un breve frammento di oscurità è anche “Blow”,un intermezzo di “thriller jazz”con le trombe in evidenza,che funge da antipasto alle tenebre vere e proprie di “Not Dead”,la versione del trip hop secondo i Berserk:un gioco di rimandi che inizialmente rievoca alcune atmosfere misteriose di “Pre-millenium tension” di Tricky,mischiate però all’immaginario oscuro dei Nine Inch Nails di”downward spiral”e alle colonne sonore spy-story,con un’atmosfera Lynchiana di contorno.
Anche qui,però( come accaduto precedentemente) la seconda parte,prende una piega diversa,tra jazz e blues inacidito,improvvise deflagrazioni sonore e rombi sperimentali in un labirinto tra l’onirico e l’inquietante….anche quando nel finale l’atmosfera si fa più rarefatta e psichedelica,non è di certo meno oscura…..
“Clairvoyance” evidenzia ancora di più il lato sperimentale dei Berserk,nella sua miscela di jazz,ambient e progressive a 360 gradi:inaspettatamente solare negli interventi tra basso e fiati,è un brano più “scorrevole”e”melodico”(sempre inteso sotto l’ottica deformata della band),anche nelle sue punte più”spericolate”.
“First”è una ballad dalle tessiture cupe,eppure non priva di momenti tenui e riflessivi:melodia particolare e originale,su un tappeto di pianoforte che regala momenti di spleen intimista….il tutto spezzato a metà brano da voci folli e isteriche e da un riff di chitarra pesante come un macigno,che dirotta memorie dei Black Sabbath in uno scenario fantascientifico. Un magma sonoro che ferisce e stordisce,nel quale chitarra distorta e pianoforte”free”si coniugano alla perfezione;sempre al piano è affidata la chiusura ,con la sua malinconia,così come aveva aperto il pezzo.
Ci si riprende un attimo con “Dream made of wind”,anche se l’atmosfera è tutt’altro che rassicurante,affidata a trombe effettate e ad echi chitarristici lontani.
Torna il pianoforte protagonista su”Wait Until Dark”,e l’atmosfera inizialmente sembra più serena,tranquilla…..ovviamente,è pura illusione,perchè voci alienate e “filtrate” elettronicamente,sbucano fuori improvvisamente portandoci in una dimensione straniante,tra percussioni quasi tribali e chitarre psichedeliche,prima che il tutto sfoci in una sorta di jam allucinante,con repentini cambi di atmosfera e tempo,in cui resta però presente una certa melodia,tra memorie fusion e cupi riff di chitarra dal sapore stoner.
“Latent print” è un brano molto interessante,che mescola in maniera ardita sperimentazione free jazz a sonorità cadenzate quasi metal,con improvvise puntate psichedeliche(e perfino influenze orientali qua e là) e un finale insolito.
La chiusura del disco è affidata a “dream made of water”,in cui l’inquietudine regna sovrana,e sovrastata dalla voce darkeggiante di Fornasiari.
Una riuscita chiusura quasi “esoterica”,dal sapore soprannaturale,una carezza che diventa una rasoiata interiore,una fiaba che si tramuta in incubo per poi spegnersi in una quiete che non placa l’animo…..
Come avrete già capito,I Berserk sono uno di quei gruppi da tenere d’occhio e che stupiscono ascolto dopo ascolto:nella loro musica ci sono talmente tante cose che è impossibile non rimanerne affascinati.
Era diverso tempo che non mi capitava di sentire una commistione così spregiudicata e riuscita di diversi elementi sonori:in passato c’erano stati esempi come i Cynic,che mescolavano death metal e jazz,oppure alcune delle sperimentazioni di Mike Patton,che avevano già iniziato a frantumare le barriere di diversi generi musicali per così dire “alternativo-estremi”:bene,coi berserk,posso tranquillamente affermare che siamo già arrivati oltre,e il termine”originale” per loro non è speso affatto a caso.
Un disco e una formazione che lasciano impietriti per la perfezione sonora e per il non sapere mai cosa succederà dopo,per così dire,all’interno della loro musica:e questo è solo l’inizio….
L’avevamo detto che era un cast da non perdere…..e dopo l’attento ascolto,una meritata e succosa conferma. A voi adesso il compito di scoprire la complessa follia ragionata dei Berserk.
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