THE DusT “Remembrance” (autoproduzione)
The Dust è una band interessantissima,attiva quasi da vent’anni (e attualmente formata da:Roberto Grillo-voce,Michele Pin-chitarre e Luca Somera-batteria),che arriva oggi al suo quinto album:la loro musica è un rock coloratissimo dove si rincorrono vari elementi che vanno a formare il particolare sound del gruppo;in “Remembrance”-che se non ho capito male è una sorta di concept,o almeno così pare- si rincorrono influenze psichedeliche,progressive,hard,blues e quant’altro in un connubio affascinante e personalissimo..
La title-track apre l’album ed è un bellissimo brano dall’aroma psichedelico:immaginate una jam inedita tra i Pink Floyd pre-1973 e gli A Perfect Circle,e avrete una vaga idea del risultato;va da sé che comunque la band ha una sua propria personalità….e difatti il brano si snoda su sentieri orientaleggianti,complice anche un’affascinante orchestrazione sullo sfondo.
“Inside out” è un brano a tratti funkeggiante,a tratti hard-glam:e tutti questi elementi sono sapientemente mescolati per un risultato davvero interessante e catchy (irresistibile il cantato,così come la chitarra,per non dire della ritmica ficcante:un brano che ti fa muovere il culo!);ma la seconda parte svela un lato più bluesy e naturalmente psichedelico,e tutta l’atmosfera diventa sognante….per poi trasformarsi nuovamente in un hard settantiano sul finale.
Ma la forza della band e dell’album è proprio la varietà,e non solo all’interno dello stesso brano:ed ecco arrivare l’insolita “Scarlet”,un brano più umbratile-ma non troppo-ed introspettivo,che mette insieme pop rock d’autore,andatura reggae (iniziale) e sentimenti alternative;“ A little bit of savoir faire” è un brano pop dal sapore anni ’70,e dall’anima glam di classe (sono sicuro che sarebbe piaciuto ai Queen!).
“The dreamspeaker” continua il viaggio sull’introspezione,ed è un segmento strumentale dal gustoso e delicato sapore prog folk,incentrato su un’eccellente chitarra acustica (e qualche risata di contorno);”You and me” continua su sentieri estremamente orecchiabili,ma mai scontati,sempre con il cuore nei posti giusti:una di quelle canzoni perfette,sia come melodia,che come sviluppo e arrangiamento,eseguita peraltro in maniera impeccabile,con la bella voce di Roberto in evidenza (e la poderosa chitarra di Michele che insegue gli archi del tappeto sonoro sullo sfondo).
C’è anche spazio per un breve intermezzo sperimentale (“Detuned promenade”,per pianoforte dissonante),che lascia quasi subito spazio a “Are you gonna get it”,l’anello di congiunzione tra schemi prog e feeling alternative (ritmica nervosa,sassofono jazz,melodia godibile e perfino qualche sprazzo electro-latin,in un mix unico);come per contrasto,poi,arriva la melodia notturna e avvolgente di “tears in her eyes”,bellissima e struggente-un ulteriore tassello suggestivo che conferma la notevole bravura e versatilità della band.
“Something happened” arriva subito dopo,senza interruzioni,ed è un breve segmento in cui tornano nuovamente suggestioni progressive e psichedeliche,ed è un po’ il continuo del brano precedente;”Lord of the flies” chiude il disco ed è una cavalcata epica,in cui dei bei riff hard rock si innestano in armonie e intelaiature complesse (e conferma l’amore per gli anni ’70,mai nascosto dal gruppo).
Posso tranquillamente affermare che The Dust è una band coi controfiocchi:non li conoscevo,ma è stata una piacevolissima scoperta….ed ora che li ho scoperti,continuerò di sicuro a seguirli,perchè la loro musica è unica:se ci sono degli eredi italiani del “seventies sound”,aggiornato e corretto con notevole verve e personalità,sono sicuramente questi ragazzi! Ma più che eredi forse è più giusto parlare di “continuatori” di un certo modo di fare e di “pensare”,vivere la musica.
Non privatevi dell’ascolto di questo “Remembrance”,perchè sarebbe veramente un delitto:questi ragazzi meritano,sono una vera delizia per le orecchie……Gli intenditori farebbero bene ad accaparrarsi questo disco,ne vale la pena!