MIAVAGADILANIA”Fuochi”(autoprodotto)
E’ con piacere che oggi vi parlo di un gruppo che seguo fin dai suoi esordi.
Sto parlando dei Miavagadilania,una band veramente interessante,che già mi aveva colpito con il precedente e meraviglioso”Il mare ci salirà negli occhi”.
Oggi i Miavagadilania tornano con un ep di 5 pezzi,autoprodotto,chiamato”Fuochi”(uscito proprio 2 giorni fa)

;nel frattempo ci sono stati anche dei cambi di formazione,infatti della prima line-up sono rimasti i chitarristi Claudio Papa ed Elena Capolongo(entrambi responsabili anche della parte”effettistica”,inoltre Claudio è la”voce”del gruppo,oltre a suonare saltuariamente il piano,mentre Elena si occupa anche della parte elettronica e delle tastiere),fin dagli esordi del 2005 i”plastri”del gruppo,coadiuvati in questo nuovo lavoro da Riccardo Madoi(basso)e Luca Oliverio(batteria).

“Fuochi”prosegue esattamante il peculiare discorso musicale,là esattamente dove l’avevamo lasciato,ma fa anche di più:difatti il particolare sound dei miavagadilania è in costante evoluzione,ed è in continuo”divenire”anche se con il trademark inconfondibile della band.
“Trascinami” apre il disco,ed è una particolare visione onirica del rock,in una fase molto rarefatta e psichedelica,senza rinunciare ad una ritmica trascinante(come da titolo!);le liriche sono molto personali e all’insegna dell’introspezione ricercata.
La title-track è un brano più delicato,tra spleen chitarristico e soffice ricerca sonora:un’atmosfera sognante che riscrive il post-rock in trame morbide e malinconiche,in cui fa capolino anche un po’ di sperimentazione noise,anche se lievemente accennata e mai sopra le righe.
Ottimo il crescendo delle chitarre nel finale.
Il tratto sperimentale della band viene ulteriormente sviluppato in “Hvalur”,dall’atmosfera moderna e straniante:un pezzo in cui i miavagadilania non hanno paura di sperimentare,e dove la psichedelia si tinge di elettronica e lo”shoegaze”chitarristico di ambient.
Tra muri di delays che amplificano la dimensione”da sogno”e battiti spaziali,assistiamo ad un lato della band che conoscevamo poco,e che apprezziamo molto.
Ricordi emozionali e chiaroscuri esistenziali ritornano nel testo di”Muoversi,Muovere,Muovermi”che presenta però più chiavi di lettura-o almeno credo-(
“La casa già crolla e non ha pietà di me/Le strade si piegano in pianti e polvere/quel che mi dai/non ha importanza ormai”);musicalmente,si torna su strutture che scuotono emotivamente le corde del cuore,tra melodie struggenti e improvvisi cambi di tempo,tra raffinatezza e ricercatezza”sonica”.
Molto bello il contrasto tra la delicatezza delle chitarre,ora acustiche,ora elettriche,così come il finale,tra arpeggi quasi dark che ricordano gli Ulan Bator più tranquilli e improvvisi squarci(sempre melodici,però)dettati da un basso distorto.
Esplicita è l’ultima traccia,che spiega molte cose di questo disco;difatti si chiama”Il sogno”ed è un po’ la summa dell’arte dei miavagadilania.
L’atmosfera”sognante”è uno dei leit motiv del disco,e qui viene affrontata in maniera ancora più commovente,con dolcezza unica;la delicatezza di questo brano rende gli occhi lucidi per la poesia suggerita sia dalla musica che dal breve testo(“La notte che ci tiene stretti/E le tue lacrime autentiche perle d’amore”).
Il finale si trasforma,affidato ad un’inquieta sperimentazione sonora sulle note di un malinconico pianoforte appena accennato(e non è un caso che ci siano dei finali insoliti e imprevedibili,oltre che a vari cambi di tempo,perchè i brani a detta del gruppo stesso sono stati pensati come”divisi in due parti”,o almeno questa è l’intenzione,credo).
I Miavagadilania hanno dimostrato ancora una volta di valere,e lo fanno senza ripetersi,con classe ed intelligenza;io,personalmente,penso a “Fuochi”come ad un disco raffinato ed è un crimine che ancora la massa non si sia accorta del valore di questa band.
Tra poesia color pastello e ricerca,le 5 ipnotiche tracce di questo disco lasciano una piacevole sensazione che sono sicuro verrà ulteriormente amplificata in fase”live”.
Complimenti Miavagadilania,continuate così:non deludete mai e ad ogni vostra uscita,stupite con la vostra poesia sonora.
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